Canzone tra le più note e conosciute Vita Nova per il riliievo delle tematiche che Dante sviluppa (la "lode" di Beatrice e il nesso strettissimo tra la donna amata e la funzione religioso-salvifica dell'amore stilnovistico, l'identificazione di una cerchia di "donne gentili" cui rivolgersi in maniera privilegiata), Donne ch'avete intelletto d'amore è composta di cinque strofe di quattordici versi endecasillabi, con schema ABBC ABBC CDD CEE.
- Donne ch’avete intelletto d’amore 1,
- i’ vo’ con voi de la mia donna dire,
- non perch’io creda sua laude finire,
- ma ragionar per isfogar la mente.
- Io dico che pensando il suo valore,
- Amor sì dolce mi si fa sentire,
- che s’io allora non perdessi ardire,
- farei parlando 2innamorar la gente.
- E 3 io non vo’ parlar sì altamente,
- ch’io divenisse per temenza vile 4;
- ma tratterò del suo stato gentile
- a respetto di lei leggeramente,
- donne e donzelle amorose 5, con voi,
- ché non è cosa da parlarne altrui 6.
- Angelo clama 7 in divino intelletto
- e dice: "Sire, nel mondo si vede
- maraviglia ne l’atto che procede
- d’un’anima che ’nfin qua su risplende".
- Lo cielo, che non have altro difetto
- che d’aver lei, al suo segnor la chiede,
- e ciascun santo ne grida merzede 8.
- Sola Pietà nostra parte difende,
- che parla Dio, che di madonna intende:
- "Diletti miei, or sofferite in pace
- che vostra spene sia quanto me piace
- là ’v’è alcun che perder lei s’attende,
- e che dirà ne lo inferno: O mal nati 9,
- io vidi la speranza de’ beati".
- Madonna 10 è disïata in sommo cielo:
- or voi di sua virtù farvi savere.
- Dico, qual vuol gentil donna parere
- vada con lei, che quando va per via 11,
- gitta nei cor villani Amore un gelo,
- per che onne lor pensero agghiaccia e pere 12;
- e qual soffrisse di starla a vedere
- diverria nobil cosa, o si morria.
- E quando trova 13 alcun che degno sia
- di veder lei, quei prova sua vertute,
- ché li avvien, ciò che li dona, in salute 14,
- e sì l’umilia, ch’ogni offesa oblia.
- Ancor l’ha Dio per maggior grazia dato
- che non pò mal finir chi l’ha parlato.
- Dice di lei Amor: "Cosa mortale
- come esser pò sì adorna e sì pura?"
- Poi la reguarda, e fra se stesso giura
- che Dio ne ’ntenda di far cosa nova.
- Color di perle 15 ha quasi, in forma quale
- convene a donna aver, non for misura:
- ella è quanto de ben pò far natura;
- per essemplo di lei bieltà si prova.
- De li occhi suoi, come ch’ella li mova,
- escono spirti d’amore inflammati,
- che feron li occhi a qual che allor la guati,
- e passan sì che ’l cor ciascun retrova 16:
- voi le vedete Amor pinto nel viso,
- là ’ve non pote alcun mirarla fiso.
- Canzone 17, io so che tu girai parlando
- a donne assai, quand’io t’avrò avanzata.
- Or t’ammonisco, perch’io t’ho allevata
- per figliuola d’Amor giovane e piana,
- che là ’ve giugni tu diche pregando:
- "Insegnatemi gir, ch’io son mandata
- a quella di cui laude so’ adornata".
- E se non vuoli andar sì come vana 18,
- non restare ove sia gente villana 19:
- ingegnati, se puoi, d’esser palese
- solo con donne o con omo cortese,
- che ti merrano là per via tostana.
- Tu troverai Amor con esso lei;
- raccomandami a lui come tu dei.
- Donne che sapete cosa sia l’amore,
- io voglio parlare con voi della mia donna, non perché
- io creda di poterla lodare in maniera esaustiva,
- ma solo discutendone per sfogare i miei pensieri.
- Io dico che quando considero le sue virtù,
- Amore si manifesta così dolcemente in me,
- che se in quel momento non perdessi la capacità di parola,
- farei innamorare le persone solo con i miei versi.
- Ma io non voglio però poetare in uno stile così alto,
- da divenire inadeguato a causa di questo timore;
- quindi tratterò della sua gentilezza
- in modo superficiale rispetto al suo valore reale,
- con voi, donne e fanciulle fedeli di amore,
- poiché non è il caso di parlarne con altri.
- Un Angelo reclama alla mente divina
- e dice: “Signore, nel mondo si vede
- un miracolo in atto che proviene
- da un’anima che risplende fino a quassù”.
- Il cielo, cui non manca nulla
- se non avere lei, al suo Signore la chiede,
- e ogni santo ne chiede la grazia.
- Solo la Pietà divina difende le nostre ragioni;
- infatti Dio stesso, riferendosi a Beatrice,
- afferma: “Diletti miei, sopportate con pazienza
- che l’oggetto della vostra speranza rimanga
- per quanto tempo io desidero, là dove c’è qualcuno
- che si aspetta di perderla e che dirà all’Inferno:
- ‘O dannati, io vidi colei che era la speranza dei beati’”.
- La mia amata è quindi desiderata nell’alto dei cieli:
- ora voglio farvi conoscere le sue qualità.
- Io dico, che qualunque donna voglia apparire gentile
- si accompagni con lei, poichè quando ella cammina per la strada,
- Amore insinua nei cuori villani un tale gelo,
- che ogni loro pensiero diventa di ghiaccio e muore;
- e chi tollerasse di restare a guardarla,
- o diverrebbe nobile o morirebbe.
- E quando trova qualcuno che sia degno di guardarla,
- costui sperimenta su di sé il suo valore, poiché
- ciò che lei dona, si trasforma per lui in beatitudine,
- e gli muove il cuore, e dimentica ogni offesa.
- Dio le ha donato ancora così tanta grazia
- che non può venir dannato chiunque le abbia parlato.
- Amore dice di lei: “Come può una creatura mortale
- essere così piena di virtù e così pura?”
- Poi la guarda, e conclude con se stesso
- che Dio intende fare di lei una cosa mai vista.
- La sua carnagione ha quasi il colore delle perle,
- nella misura in cui le donne devono averla, non in modo eccessivo:
- ella è la massima perfezione che la natura può raggiungere,
- e attraverso l’esempio di lei si misura la bellezza.
- Dai suoi occhi, appena ella li muove,
- escono spiriti d’amore infiammati,
- che feriscono gli occhi di colui che in quel momento la guardi,
- e penetrano fino al cuore di ciascuno:
- voi le vedete Amore dipinto nel viso,
- là dove nessuno può ammirarla fisso.
- Canzone, io so che tu andrai conversando con molte donne,
- quando io ti avrò resa pubblica.
- Ora io ti ammonisco, poiché ti ho allevata
- come una figlia di Amore giovane e semplice,
- che, là dove tu giungi, tu chieda con molte preghiere:
- “Insegnatemi che strada prendere, poiché io son
- mandata a colei in lode della quale fui scritta”.
- E se non vuoi girare inutilmente,
- non restare dove ci sia gente villana:
- ingegnati, se puoi, di farti conoscere
- solo a donne o uomini cortesi,
- che ti condurranno per la via più veloce.
- Tu troverai Amore insieme con lei;
- raccomandami a lui come si deve.
1 intelletto d’amore: qui Dante esplicita immediatamente il destinatario della canzone (e, più in generale, della lirica stilnovistica), cioè le donne che sanno cosa sia l’amore, e il contenuto che sta per trattare, la lode della sua donna.
2 parlando: l’amore, qualora riuscisse a tradursi da sensazione ineffabile a concrete parole in rima, sarebbe insomma così forte e potente da indurre tutti a cedere al sentimento stesso.
3 Qui la congiunzione “e” assume valore avversativo.
4 per temenza vile: l’elevatezza del compito (celebrare la propria donna con il massimo deglis trumenti stilistico-retorici a disposizione) sembra un compito troppo arduo al poeta, che se assunto potrebbe portarlo in breve a desistere dall’impresa.
5 donne e donzelle amorose: con questa espressione Dante intende donne sposate e fanciulle nubili.
6 La prima stanza si chiude con una caratteristica rima “siciliana” tra “voi” e “altrui”.
7 Riferimento biblico, Salmi 129, 1.
8 ne grida merzede: ogni Santo, cioè, reclama che la donna sia assunta in cielo per la sua grazia manifesta.
9 Qui si potrebbe erroneamente pensare che Dante faccia riferimento alla Commedia, quando si sta invece limitando a lodare Beatrice, attraverso un paradosso per cui il poeta, tra le fiamme dell’Inferno, potrà proclamare di aver visto in Terra coeli che sarà fonte di gioia per i beati.
10 Madonna: con il termine, derivato dal latino mea domina, si indica ovviamente Beatrice. I sonetti che precedono questo componimento (Con l’altre donne mia vista gabbate, Ciò che m’incontra, ne la mente muore e Spesse fiate vegnonmi a la mente) sono del resto gli unici dell’intero prosimetro a rivolgersi esplicitamente alla donna amata.
11 L’immagine della donna ammirata mentre passa per la strada, già presente in Guinizzelli, diviene tipica anche del testo dantesco.
12 Anche nell’autocommento dantesco che nella Vita Nova segue a questa canzone Dante si sofferma sulla funzione degli occhi e dello sguardo della donna amata, quali fonti principio e stimolo dell’amore.
13 trova: il soggetto è sempre la “Madonna” del v. 29.
14 in salute: cioè, Beatrice svolge, da donna stilnovistica, una vera e propria funzione salvifica su colui che “degno sia di veder lei”, come ribadiscono pure i versi che chiudono la stanza (vv. 41-42).
15 Color di perle: qui s’intende che Beatrice ha la pelle particolarmente chiara, caratteristica che rientra nei canoni di bellezza dell’epoca.
16 Tutto l’immaginario della strofe è ispirato alla poesia cavalcantiana, in particolar modo a Voi che per li occhi mi passaste ‘l core.
17 Qui, all’identificazione della propria “Canzone” con una figlia di amore si aggiunge il classico invito del poeta (tipico dell’ultima stanza della canzone, detta appunto “congedo”) ad accommiatarsi indicando una “missione” per il proprio componimento.
18 sì come vana: presa dunque in un giro inutile (in quanto senza meta) e pure a rischio di essere fraintesa e male interpretata.
19 gente villana: anche nella conclusione, si ribadisce il carattere esclusivo ed elitario della lirica d’amore stilnovistica, in quanto solo chi ha un cuore nobile e gentile (donne o uomini “cortesi”, come detto al v. 67) può comprendere la natura profonda di questo sentimento.