I cosiddetti socratici minori sono i megarici, i cinici, i cirenaici, dei quali i primi maestri furono rispettivamente Euclide di Megara (circa 450 a.C – circa 380 a.C.), Antistene (circa 436 a.C. – circa 366 a.C.) e Aristippo (435 a.C. – 366 a.C.).
La scuola megarica dà forma a una sintesi tra socratismo ed eleatismo sulla base dell’idea socratica dell’identità delle virtù in un’unica virtù, il Bene, che i megarici identificano con l’Essere eleatico. La scuola megarica è nota per i due famosi paradossi del mentitore e del sorite, che mettono in rilievo problemi legati al linguaggio.
I cinici invece rifuggono gli agi, il piacere, le comodità, che possono allontanare dalla virtù, la quale consiste nell’autosufficienza e nell’autocontrollo, nel ridurre i bisogni al minimo; il che, nella pratica, li spinge a darsi a una vita randagia. Figura emblematica del cinismo sarà Diogene di Sinope, definito da Platone "un Socrate impazzito". Alla base di questa concezione della virtù v’è la concezione di Antistene, allievo di Gorgia oltre che discepolo di Socrate: è famosa la sua affermazione rivolta a Platone "Vedo il cavallo, ma non vedo la cavallinità", con riferimento polemico alla dottrina delle idee. Antistene giunge alla generale conclusione che non si possa predicare nulla di nulla tranne la tautologia: solo i sostantivi significano; i cinici, dunque, portano alla dissoluzione l’interrogazione socratica riducendola a epifenomeno della riflessione e riducendo se stessi ai propri corpi biologici.
Aristippo, il primo dei cirenaici, identifica bene e piacere da un lato, e sensazione e conoscenza dall’altro. Anche qui, dunque, come presso i cinici, c’è una riduzione dell’intellegibile al sensibile.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.