Nel sistema di Plotino il male è legato alla materia, che, in quanto non-essere, è principio della molteplicità. Essa non va intesa come opposizione attiva: è piuttosto l’aspetto che assume l’emanazione dell’Uno quando ormai è estenuata.
Nell’anima del mondo il male viene sempre superato nel complesso, in quanto l’anima del mondo domina la materia, trattiene il reale dalla dispersione. Dunque si può realmente parlare di male per quanto riguarda l’anima individuale, ovvero l’anima umana.
Per Plotino il corpo è il riflesso dell’anima umana, la sua immagine incorporata nella materia; le vere anime umane, trascendenti, dimorano ancora nelll’ipostasi: quelle incorporate sono riflessi, generatisi quando le anime, disconoscendo Dio e la propria natura, hanno voluto essere indipendenti: l’etica plotiniana consisterà nel percorrere la strada della caduta in direzione opposta. Dato che la struttura dell’interiorità umana ripete la struttura delle ipostasi, l’uomo dovrà volgersi interiormente distaccandosi quanto più possibile dal corporeo.
Le virtù classiche di moderazione delle passioni, dunque, sono solo un primo passo; il secondo passo sono le virtù purificatrici, che trasformano l’uomo.
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