Il discorso di Socrate era improntato all’autonomia morale: la cura di sè, la cura dell’anima, era per Socrate il presupposto della giustizia politica. Platone inverte la direzione: pensa alla città come a un’impresa educativa collettiva condotta nei confronti dell’anima del singolo.
Il progetto platonico di città viene esposto in un lungo dialogo, la Repubblica. L’idea della Repubblica è quella di una polis fondata su un ordinamento tripartito: a capo i filosofi, che sanno agire in vista del bene comune; poi i guardiani, che si occupano di proteggere lo Stato; e infine il popolo. A ognuno di questi gruppi corrisponde una parte dell’anima: razionale, irascibile, concupiscibile; a ogni parte dell’anima corrisponde una virtù: sapienza, coraggio, temperanza. La virtù della giustizia consiste nell’equilibrio delle componenti della polis, così come la giustizia nella singola persona consiste nell’equilibrio delle componenti dell’anima.
Il progetto platonico di città viene esposto in un lungo dialogo, la Repubblica. L’idea della Repubblica è quella di una polis fondata su un ordinamento tripartito: a capo i filosofi, che sanno agire in vista del bene comune; poi i guardiani, che si occupano di proteggere lo Stato; e infine il popolo. A ognuno di questi gruppi corrisponde una parte dell’anima: razionale, irascibile, concupiscibile; a ogni parte dell’anima corrisponde una virtù: sapienza, coraggio, temperanza. La virtù della giustizia consiste nell’equilibrio delle componenti della polis, così come la giustizia nella singola persona consiste nell’equilibrio delle componenti dell’anima.
Platone cerca di separare la ricchezza dal potere, perchè individua nell’unione di ricchezza e potere uno dei mali della polis e della politica, di conseguenza, nella polis della Repubblica, i filosofi e i guardiani non possiedono nulla, nemmeno una famiglia, dato che la famiglia come istituzione è abolita; la donna viene equiparata all’uomo in quanto a capacità, e quindi può accedere a istruzione e cariche politiche.
Aristotele considererà la città della Repubblica bella ma irrealizzabile. Ma probabilmente per Platone la Repubblica andrebbe piuttosto intesa come un’idea regolativa, rispetto alla quale continuare a criticare, mediante la dialettica, non solo l’esistente, ma anche ogni realizzazione del progetto, che sarà necessariamente parziale.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.
Aristotele considererà la città della Repubblica bella ma irrealizzabile. Ma probabilmente per Platone la Repubblica andrebbe piuttosto intesa come un’idea regolativa, rispetto alla quale continuare a criticare, mediante la dialettica, non solo l’esistente, ma anche ogni realizzazione del progetto, che sarà necessariamente parziale.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.