La scuola eleatica prosegue con Zenone di Elea (489 a.C. – 431 a.C) e Melisso di Samo (fine sec. VI a.C – inizio sec. V a.C.).
Qual è il significato dei paradossi di Zenone, nel quadro della scuola eleatica? I paradossi sono polemici nei confronti degli avversari della dottrina di Parmenide e mostrano come dalle loro tesi - come la pluralità degli enti o il movimento - derivino conclusioni impossibili. Melisso è generalmente considerato un eleate minore, ma in un certo senso porta a perfezionamento la tesi di Parmenide intervenendo con una modifica nelle proprietà dell’Essere: per Parmenide l’Essere era finito, altrimenti sarebbe stato imperfetto. Melisso conferisce all’Essere parmenideo anche un’infinità spaziale: se infatti l’Essere fosse finito sarebbe limitato da qualcos’altro.
Melisso e Zenone sembrano portare la dottrina del’Essere su un piano sostanziale, Melisso identificandolo con la necessità dell’infinito secondo i suoi confini spaziali più che secondo il concetto, Zenone trasformandolo nello spazio e nel tempo in cui si muovono o si pretende che si muovano gli enti.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.