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La letteratura futurista

Nel 1905, pochi anni prima della nascita del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti promuove sulle pagine della rivista "Poesia", la diffusione del verso libero. Alcuni precedenti risalgono addirittura a Ugo Foscolo che, nel 1811 realizza una “ode libera” intitolata Il tempo; altri risalgono alla fine del secolo ad opera di Alberto Sormani, Romolo Quaglino e, naturalmente, Gian Pietro Lucini, che nel 1909 pubblica per le “edizioni futuriste” di "Poesia" la raccolta Revolverate, con una prefazione dello stesso Marinetti, che dichiara che la poesia dovrà “essere libera, emancipata da tutti i vincoli tradizionali, ritmata dalla sinfonia dei comizi, delle officine, delle automobili, degli aeroplani volanti”. In questo periodo i futuristi, come afferma Paolo Buzzi nel 1908, sostengono la ricerca di “un verso libero come un complesso di ritmi sul quale costantemente influisce una sensazione musicale... I versi, poggiati sopra le sillabe toniche, permettono un'ampiezza illimitata d'ideazione ed inesauribili trovate di effetti fonici”. È dunque sul piano dello stile poetico che il futurismo lancia la sua prima sfida all'accademismo immobile e “passatista”, contrapposto alla velocità, all'improvvisazione e alla sperimentazione. Tra gli esempi più noti si possono citare Paolo Buzzi con Aeroplani (1909), Aldo Palazzeschi con L'incendiario (1910), Corrado Govoni con Poesie elettriche (1911) e Luciano Folgore con Il canto dei motori (1914). Nel maggio del 1912 Marinetti pubblica il Manifesto tecnico della letteratura futurista, in cui vengono elencati i nuovi principi generali per superare “l'inanità della vecchia sintassi ereditata da Omero”, attraverso la disposizione a caso dei sostantivi, l'uso del verbo all'infinito, l'abolizione dell'aggettivo e dell'avverbio, il raddoppiamento del sostantivo nel suo analogo, l'abolizione della punteggiatura e la creazione di “strette reti d'immagini o analogie”, per la quale, a detta dello stesso Marinetti, alcuni passi del suo romanzo Mafarka il futurista (1910) fungono da esempio. Il manifesto propone inoltre il superamento della narrazione psicologica dell'io, sostituita con una “psicologia intuitiva della materia”, e anticipa il superamento del verso libero con "l'immaginazione senza fili" e "le parole in libertà". A distanza di un anno esatto, nel 1913, esce un secondo manifesto intitolato Distruzione della sintassi Immaginazione senza fili Parole in libertà, in cui Marinetti precisa che i principi elencati dal precedente manifesto devono riguardare “esclusivamente l'ispirazione poetica” e che, sulla base delle nuove possibilità percettive offerte dalla scienza, il verso libero dev'essere dichiarato morto e sostituito con le parole in libertà, slegate dalla sintassi e rese “telegraficamente”, assieme all'immaginazione senza fili, definita come “la libertà assoluta delle immagini e delle analogie”. “Rivoluzione tipografica”, “lirismo multilineo” e “ortografia libera espressiva” completano il quadro da cui scaturiscono realizzazioni come Battaglia Peso + Odore, in cui le parole si dispongono ancora in un flusso rettilineo, o i successivi Zang tumb tumb (1914), il romanzo Otto anime in una bomba (1919) e L'ellisse e la spirale di Paolo Buzzi (1916), in cui viene sperimentata anche una resa grafica delle parole del testo, le cosiddette tavole parolibere, e cioè la terza fase della sperimentazione letteraria futurista.