Vita e opere
La biografia
Guido Guinizzelli nasce a Bologna tra il 1230 e il 1240 e, secondo i dati in nostro possesso, muore a Monselice nel 1276. Sulla sua identità si hanno notizie scarse e discordanti: alla tradizione, che lo vuole podestà di Castelfranco, si è ormai sostituita un’altra ricostruzione, che lo identifica in un giudice o giurisperito, figlio di Guinizzello da Magnano e di un’esponente della famiglia Ghisilieri, di simpatie ghibelline, e di conseguenza profondamente inserito nella vicende politiche del suo tempo. Infatti Guinizzelli sarebbe ricordato in atti notarili del 1266 come appartenente alla fazione ghibellina dei Lambertazzi: secondo questa ricostruzione, l’affermazione a Bologna del potere guelfo nel 1274 lo avrebbe portato all’esilio a Monselice, dove sarebbe morto due anni dopo.
Le opere
Della sua opera ci sono rimasti ventitre componimenti - di cui cinque canzoni (più altre tre di dubbia attribuzione) e quindici sonetti - e due frammenti. Non è possibile delinearne una cronologia o un’evoluzione poetica interna, infatti, benché siano identificabili una fase guittoniana e un’altra dalle tematiche prettamente stilnovistiche 1, in entrambi i casi non si può giungere a una datazione precisa dei testi guinizzelliani. La sua poesia, che mescola spunti innovativi ed elementi più tradizionali.
Poetica
Guinizzelli anticipatore dello Stilnovismo
Nell’opera di Guinizzelli, le due differenti anime - quella stilnovistica e quella più guittoniana - fanno del poeta un’importante figura “di passaggio” tra la produzione dei siculo-toscani (quali appunto Guittone o Bonagiunta Orbicciani) e quelle degli stilnovisti, che individueranno in lui, insieme con Guido Cavalcanti (1258ca - 1300) un punto di riferimento per l’elaborazione della nuova poetica d’amore. Guinizzelli stesso è consapevole della frattura che lo separa da Guittone per le caratteristiche della sua poesia, ma non manca di rendergli omaggio in un sonetto in cui si rivolge a lui con l’appellativo “Caro padre meo”; al tempo stesso, da lui arriva uno dei “manifesti” programmatici dello Stilnovo, la canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, che incontrerà invece la critica di Bonagiunta nel suo Voi ch’avete mutata la mainera.
Nella poesia di Guinizzelli ritroviamo così alcuni punti cardinali della poetica stilnovistica:
- la figura della donna, il cui sguardo e “saluto” causano l’improvviso innamoramento da parte del poeta, che spesso si manifesta come un prodigio naturale (come in Io voglio del ver la mia donna laudare) o come una vera e propria creatura celeste (quella che sarà poi la donna-angelo, tramite per gli stilnovisti tra il mondo terreno e quello celeste).
- la stretta connessione tra la facoltà d’amare e il possesso di un cuore “gentile”, non per rango sociale ma per intrinseche virtù naturali, contrapposte a quelle nature volgari incompatibili con i sentimenti umani più elevati.
- la sensazione di annichilimento e distruzione interiore che prova l’uomo colpito dallo sguardo femminile e privato di tutte le sue facoltà vitali (come, ad esempio, in Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo).
- la presenza di alcuni topos, come il legame tra Amore e Morte.
- sul piano stilistico, una poesia più piana e dolce rispetto a quella aspra e dura della poesia guittoniana, in accordo con la tematica lirico-amorosa dei suoi testi.
- la presenza, in riferimento alla figura femminile e all’esperienza dell’innamoramento, di stilemi biblici, ovvero di prelievi sintattici e lessicali dal testo sacro per sottolineare la pregnanza del tema amoroso.
- la presenza, più o meno fitta, di riflessioni di stampo aristotelico-averroistico, soprattutto nell’opera di Cavalcanti.
I rapporti con Dante Alighieri
Benché Guido Guinizzelli sia vissuto in periodo storico appena antecedente, la sua opera si inserisce in pieno nel contesto dello Stilnovo del cui linguaggio poetico è, anzi, considerato padre e precursone dallo stesso Dante Alighieri, che ne ribadisce il ruolo sia nella Divina Commedia 2 sia nella Vita Nova, dove il sonetto Amore e ‘l cor gentile sono una cosa contiene un esplicito tributo intertestuale al “saggio” maestro e al suo “dittare” (v. 2; cioè, al suo modo di fare poesia).
1 Guinizzelli, pur essendo già morto quando lo Stilnovo prende effettivamente corpo, ne è un irrinunciabile precursore per quanto riguarda forme e stile della poesia d’amore, ed un altrettanto importante “filtro” tra la poesia cortese, la scuola siciliana e la poesia di Dante e Cavalcanti.
2 Nel Purgatorio, Dante prima si proclama erede, nel canto nono, della “gloria della lingua” che lo unisce a Guinizzelli e a Guido Cavalcanti (vv. 97-99), e poi nel ventiseiesimo canto, ha un colloquio direttamente con il peota bolognese (vv. 88-135), collocato nella schiera dei lussuriosi. È assai significativo che, sempre nello stesso canto, Dante incontri anche il poeta provenzale Arnaut Daniel (vv. 136-148).