Introduzione
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) pubblica nel 1774, a soli ventiquattro anni, I dolori del giovane Werther, un romanzo epistolare incentrato sui tormenti e le sofferenze amorose di un giovane borghese - il ventenne Werther - per la bella Charlotte, già promessa sposa ad un altro uomo. Dopo varie vicissitudini, tutte narrate per alcuni mesi per mezzo di lettera all’amico Wilhelm, il protagonista, incapace di affrontare le costrizioni piccolo-borghesi che costellano la sua vita e di sopportare un amore che non può avere altro sbocco se non l’infelicità, si suicida.
Il romanzo, che ha una seconda edizione nel 1787, riscuote subito un grande successo in tutta Europa e diventa ben presto un caso letterario e culturale, tanto da inaugurare la moda del “wertherismo”, ovvero l’atteggiamento tormentato e inquieto dell’artista romantico, mosso dalle passioni del cuore anziché dai ragionamenti dell’intelletto. L’opera è strettamente collegata con il movimento tedesco dello Sturm und Drang (in tedesco, “Tempesta e impeto”) e diventa un punto di riferimento per tutto il movimento romantico, fissandone alcuni concetti-chiave di poetica come il sentimentalismo, l’individualismo dell’eroe che combatte titanicamente contro le convenzioni della società, il rilievo alle passioni (l’amore, in particolar modo). Tra gli influssi letterari più significativi, si possono ricordare le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo (1778-1827).
Il romanzo è diviso in due libri; l’arco temporale delle vicende va dai primi giorni del maggio 1771 al dicembre 1772.
Riassunto
Werther, un giovane intellettuale dalle ardenti passioni, decide di trasferirsi in un villaggio di campagna, Wahlheim, per ristabilire un equilibrio interiore che sente perduto; qui sembra in effetti compiersi un’idiliaca fusione tra uomo e natura, poiché Werther si diletta in piaceri semplici, si intrattiene a chiacchierare con i bambini del posto e, nella contemplazione della Natura idillica, sembra modificare anche la sua concezione dell’opera d’arte 1
Una sera, in occasione di una festa danzante, Werther conosce la giovane Charlotte, detta Lotte, e se ne innamora immediatamente. Lotte, orfana di madre, è una giovane solida, allegra e pacifica, che gode delle semplicità della vita e bada col padre ai fratelli e alle sorelle minori; purtroppo la ragazza è giù promessa sposa di un giovane borghese, Albert, al momento assente. Nei mesi successivi al primo incontro, Lotte asseconda l’amicizia di Werther, lo accoglie a casa sua e vi si affeziona: mentre Werther descrive minuziosamente a Wilhelm tutti i dettagli del dolce tormento di stare accanto a Charlotte, quest’ultima lascia trasparire qualche indizio di nutrire anch’essa un sentimento per il giovane. Tuttavia, il loro rapporto si mantiene - sia per convenzioni sociali che per la legge morale di Werther - all’insegna di una casta e straziante amicizia: più Werther frequenta Lotte, più è sconvolto dall’amore (e più sprofonda nell’abbatimento per non averla per sé).
Nel mese di luglio, Werther conosce Albert, il futuro marito di Charlotte: il protagonista, pur consapevole del destino infelice che l’attende, non può che apprezzare le qualità del rivale. Albert è del resto il suo esatto opposto (e complementare): tanto Werther è “artista” e sognatore, quanto Albert è invece un uomo razionale e posato, destinato cioè ad un’esistenza mediocre ma felice 2. Se a poco a poco la frequentazione quotidiana di Lotte ed Albert diventa un tormento insopportabile per Werther, a fine estate sembra esserci l’occasione per uscire da questa situazione bloccata: il giovane, spinto da Wilhelm, accetta un incarico diplomatico che dovrebbe portarlo lontano da Wahlheim.
Il secondo libro si apre descrivendo la vita di Werther nel mondo altolocato dell’ambasciata dove lavora; qui il protagonista scopre l’ipocrisia e la falsità delle classi più elevate della società, al punto da provare dispiacere pure per il proprio lavoro, cui pure egli si applica in maniera diligente. Werther, dopo alcuni contrasti con l’ambasciatore rassegna le dimissioni e, per un breve periodo, torna a casa. Qui, il fiume dei ricordi accresce la sua malinconia, che giunge al culmine con la notizia che Albert e Lotte si sono sposati. Sconfortato e sempre più cupo, Werther torna a Wahlheim. Qui la disillusione e il disinganno del protagonista raggiungono il culmine: Alberto è assente, ma il legame con Lotte rimane platonico, tanto che la donna, pur accorgendosi dello stato di prostrazione di Werther e pur volendogli bene, gli chiede di non essere così insistente con le sue visite. Il protagonista, di fronte alla felicità di Alberto e dell’amata Lotte, inizia così a meditare sul suicidio.
Giungono all’apice lo struggimento romantico e l’angoscia di Werther, che trova conforto letterario solo nei Canti di Ossian di James Macpherson, che sembrano parlare direttamente al suo animo malinconico e disperato. Il protagonista, consapevole del conflitto insanabile tra pulsione individuale e realtà in cui sta volontariamente sprofondando, un giorno recita i versi dell’Ossian a Lotte e, notando la sua commozione, la bacia d’impulso. Charlotte, pur turbata dal legame con Werther, lo respinge, desiderando sopra ogni cosa rimanere fedele ad Alberto. Il protagonista, ormai senza speranza, con una scusa chiede in prestito ad Alberto le sue pistole; dopo aver scritto a Carlotta e a suo padre ed aver contemplato il cielo notturno, Werther si spara. Viene trovato ancora in vita da un servo alle sei di mattina, ma spira a mezzogiorno. Dopo il funerale - senza preti, e a cui partecipano solo pochissime persone, tra cui non ci sono Lotte ed Alberto - Werther è sepolto come desiderato all’ombra di due tigli.
Commento
Goethe scrive I dolori del giovane Werther in sole quattro settimane e il romanzo viene considerato fin da subito il “manifesto” di quella nascente sensibilità da cui prenderà le mosse il Romanticismo. Nel testo tuttavia sono ancora presenti motivi neoclassici (come l’unione idilliaca dell’uomo con la natura, che caratterizza la prima parte del romanzo a Wahlheim, dove appunto il protagonista si reca in cerca di pace ed equilibrio). Tuttavia, l’ordine e l’armonia delle forme classiche sono perturbati dal nuovo dissidio interiore, tipico dell’eroe romantico, tra la realtà (spesso concretizzata nella società e nelle sue convenzioni borghesi) e le passioni individuali. Questo conflitto, che è intrinsecamente insanabile, fa sì che l’uomo non sia più il padrone di un universo di cui egli rappresenta il centro, ma una vittima dell’irrazionalità dei propri istinti oppure di una società chiusa e conformista che ne soffoca i valori. Werther è consapevole della natura autodistruttiva della propria passione e sa altrettanto bene di non potersi inserire nel matrimonio tra Lotte e il buon Alberto, ma non può fare a meno di seguire ciò che gli detta il cuore, fino alle estreme conseguenze. Gli eventi del Werther si incasellano così all’interno di un percorso necessario, in cui nessun avvenimento è privo di senso e slegato da ciò che lo precede e da ciò che ne segue. Anche l’amore per Lotte obbedisce a questa “regola”; la scelta di Werther è deliberata e consapevole, come riconosce la stessa Lotte, in una delle pagine che accompagnano la vicenda alla sua conclusione:
“Io temo, temo sia soltanto l’impossibilità di avermi a renderle così attraente questo desiderio”.
Werther diventa quindi deus ex machina della sua propria vicenda: l’eroe romantico realizza la propria personalità contro e nonostante gli impedimenti esterni, fino al gesto dell’annientamento di sé nel suicidio. A questa sotterranea tensione verso la morte, che si dipana e cresce nel corso del romanzo, si uniscono da un lato la consapevolezza del protagonista della propria inettitudine alla vita (un tema che si protrarrà in molti romanzi otto-novecenteschi) e dall’altro la religione della Natura, ovvero quella tensione, tanto potente quanto indefintia, che consiste nel proiettare sulla bellezza della natura il proprio commosso e turbato mondo interiore.
Queste caratteristiche contenutistiche e tematiche si riflettono sulla struttura del romanzo, che è di genere epistolare. Nelle lettere che Werther invia a Wilhelm, che assume così il ruolo del confidente (e, alla fine dell’opera, di colui che dà conto degli ultimi, disperati giorni di vita dell’amico), si sviluppa dunque un lungo monologo da cui emergono tutti gli aspetti sfaccettati e contraddittori della personalità di Wilhelm, con le forme del journal intime (una sorta di diario privato dell’epoca). Queste confessioni hanno anche una matrice autobiografica, ispirata all’infelice amore di Goethe per tale Charlotte Buff (1753-1828), conosciuta a Wetzlar e promessa sposa di un altro uomo, Johann Christian Kestner. Per quanto riguarda suicidio del protagonista, invece, si può supporre che Goethe si sia lasciato influenzare dal suicidio di un conoscente, Karl Wilhelm Jerusalem (1747-1772), anch’esso, sembra, causato dall’amore impossibile per una donna già impegnata.
1 Infatti, l’opera letteraria che inizialmente lo accompagna nel corso della sua triste vicenda sono i poemi omerici (l’Iliade e l’Odissea), in accordo con la sensibilità neoclassica che Werther inizialmente professa.
2 I due personaggi mettono a confronto le loro opinioni su temi cruciali - come la morte, il suicidio, l’onore e la natura umana - in un’escursione a cavallo che Werther descrive nella lettera del 12 luglio.