"Prefazione" a "La coscienza di Zeno": analisi critica

Fu il critico letterario Giacomo Debenedetti a parlare di trompe l’oeil per il modo di narrare di Svevo. E in effetti sono pochi i casi in cui paia altrettanto adeguato il paragone con questa tecnica per descrivere la costruzione del personaggio di Zeno: il procedimento (un "effetto speciale" tipico della pittura manierista e barocca) che simula il realismo al fine di ingannare la percezione di chi guarda.
 
Non solo il personaggio ricalca da vicino (ma con le più sottili e ambigue imprecisioni) la silhouette di chi lo ha concepito e la figura concreta di Italo Svevo; ma a sua volta, all’interno del gioco narrativo del romanzo, la parola di Zeno è resa ulteriormente ambigua e incerta dal fatto che, dall’inizio alla fine, si rivolge a un destinatario preciso, il "dottor S.", che se ne fa portavoce e materiale editor del suo testo (la Coscienza appunto). Da un lato, dunque, Zeno scrive quello che immagina che "S." voglia leggere. Ma dall’altro "S." (iniziale dietro alla quale è impossibile a questo punto non immaginare, oltre magari che al deludente dottor Steckel, un’allusione di Svevo a se stesso – magari nell’anagrafe di Schmitz) ci trasmette, della parola del suo paziente, solo quello che vuole che noi leggiamo (e del resto nella Prefazione ci avverte che pubblica queste memorie "per vendetta"). È una costruzione a scatole cinesi, insomma, che moltiplica sino a renderla labirintica la condizione propria di tutte le narrazioni in prima persona: quella che lo studioso Wayne Booth (nel suo saggio Retorica della narrativa del 1961) ha definito del "narratore inattendibile". In questo senso è suggestiva l’ipotesi che il nome del protagonista sia stato scelto pensando all’etimo greco, Xènos, “straniero”: intanto alludendo alla condizione linguisticamente e anagraficamente scissa che accomuna autore e personaggio; ma poi anche al suo statuto narrativo di “agente doppio”, simulatore e traditore, costantemente sul chi va là. Come sempre in stato di attenzione sospettosa, appunto, dobbiamo restare noi suoi lettori.
 
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa - Tuttolibri.