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Petrarca, "Movesi il vecchierel canuto e bianco": parafrasi e commento

Introduzione

 

Il sonetto - il sedicesimo del Canzoniere di Petrarca - dispiega un paragone tra un vecchio canuto - che, ormai alla fine della sua esistenza terrena, si reca in pellegrinaggio a Roma per contemplare la Veronica, cioè il velo con cui santa Veronica avrebbe pulito il volto sanguinante di Cristo mentre portava la croce verso il Golgota - e il poeta. Quest’ultimo va cercando nei volti delle donne nelle quali si imbatte l’immagine della donna desiderata, Laura, contrapponendosi così, con gran tormento personale, alla ricerca spirituale dell’anziano pellegrino

 

Tematiche e stile

 

Il parallelismo tra la tormentata ricerca amorosa del poeta, che, rifiutato da Laura, spera di trovare la “disïata [...] forma vera” (v. 14) dell’amata in altre figure femminili, e il pellegrino, che desidera contemplare la reliquia di Cristo spinto ad un ardente desiderio di fede (vv. 5-8: “[...] trahendo poi l’antiquo fianco per l’extreme giornate di sua vita, quanto piú pò, col buon voler s’aita, rotto dagli anni, e dal camino stanco”) ha precise conseguenze sia sul piano contenutistico sia su quello stilistico e strutturale.

Per quanto riguarda il primo aspetto, il confronto tra se stesso e il “vecchierel” devoto e religioso sviluppa un tema tipico di tutto il Canzoniere, ovvero quella della contrapposizione (spesso nelle forme di una antitesi) tra vita e passioni terrene e realtà sovramondana. Il poeta riconosce con tormento ed amarezza la propria imperfezione morale, confessandosi incapace di spiritualizzare i propri superficiali desideri, che sono nulla di fronte alla possibilità della Grazia eterna. Il sonetto è allora un altro esempio del lungo itinerario di maturazione personale che Petrarca nella sua opera principale costruisce dal testo proemiale, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, fino alla conclusiva Canzone alla Vergine.

Tuttavia, l’autoanalisi psicologica del poeta (che scava narcisisticamente in se stesso per trovare le cause che los pingono ad agire in un determinato modo) influisce anche sulla forma e lo stile del testo. All’interno della struttura del sonetto, l’argomento della poesia viene distribuito in maniera asimmetrica: la descrizione del “veccheirel” occupa ben undici versi (le due quartine e la prima terzina), mentre il secondo termine di paragone (l’io del v. 12) viene inserito solo nell’ultima terzina. Si crea così un’atmosfera di suspense e attesa, che punta a sorprendere il lettore. Dal punto di vista stilistico, il testo si caratterizza per la particolare ricerca stilistica, come si vede dalla frequenza di latinismi e di figure retoriche, come la climax (v. 8), la dittologia sinonimica (v. 1), la perifrasi per indicare Dio (vv. 10-11).

Metro: sonetto con schema ABBA ABBA CDE CDE.

 

  1. Movesi il vecchierel canuto et biancho 1
  2. del dolce loco 2 ov’à sua età fornita
  3. e da la famigliuola sbigottita
  4. che vede il caro padre venir manco;
  5. indi trahendo poi l’antiquo fianco 3 
  6. per l’extreme giornate di sua vita,
  7. quanto piú , col buon voler s’aita,
  8. rotto dagli anni, e dal camino stanco 4;
  9. e viene a Roma, seguendo ’l desio 5,
  10. per mirar la sembianza 6 di colui
  11. ch’ancor lassù nel ciel vedere spera:
  12. cosí, lasso, talor vo cerchand’io,
  13. donna, quanto è possibile, in altrui
  14. la disïata vostra forma vera 7.
  1. Il vecchierello canuto e smorto s'allontana
  2. dal dolce luogo dove ha consumato la sua vita
  3. e [lascia] la famigliola incredula
  4. nel vedere il caro padre andarsene;
  5. trascinando poi da lì il corpo affaticato
  6. alla fine della sua vita,
  7. per quanto riescesi aiuta con buona volontà,
  8. stremato dagli anni e indebolito per il lungo viaggio;
  9. e arriva a Roma, assecondando il suo desiderio,
  10. per contemplare l’effigie di colui
  11. che ancora spera di vedere lassù, in cielo:
  12. così, afflitto, o donna, talvolta io vado cercando
  13. nelle altre donne, per quanto mi è possibile,
  14. la vostra amata vera immagine.

 

1 canuto et biancho: dittologia sinonimica; il "vecchierel", giunto al tramonto dalla propria vita terrena, è quindi vicino al poeta che tira le somme del proprio invaghimento per Laura, della quale "disïata  forma vera" egli è sempre (ed inutilmente) alla disperata ricerca.

2 dolce loco: il paese natìo, visto in un clima nostalgico e malinconico, cui rimandano pure la “famigliuola” (v. 3) e il “caro padre” (v. 4).

3 antiquo fianco: sineddoche che indica una parte per il tutto (e cioé, il "fianco" al posto de "il corpo").

4 La sostenutezza e l’aulicità del dettato contraddistinguono l’intera seconda quartina (si notino i latinismi anche grafici "trahendo", "antiquo", "extreme").

5 ‘l desio: termine su cui si gioca tutto l’ambiguo e studiatissimo paragone di Petrarca tra sé e il “vecchierel”; al desiderio trascendente dell’anziano pellegrino, che spera di guadagnarsi un posto in cielo e si reca devotamente a contemplare la reliquia della Veronica, corrisponde il “desio” amoroso e terreno del poeta, impegnato con tutte le sue forze in un’altra illusoria ricerca.

6 sembianza: è il velo della Veronica, ovvero il sudario sul quale si crede che sia impresso il sudore e il sangue del volto di Cristo.

7 la disïata vostra forma vera: come la fede religiosa spinge il "vecchierel canuto" a incamminarsi verso Roma per contemplare la Veronica, così Petrarca cerca il volto di Laura in quello delle altre donne, per supplire alla sua assenza. Nell’ardito passaggio dalla sfera sacra a quella profana, è sotteso il fallimento del tentativo messo in atto dal poeta, e viene tematizzata la riflessione tra sostanza ed apparenza, tra realtà effimera del mondo e rivelazione trascendente, che attraversa tutti i Rerum Vulgarium Fragmenta.