Introduzione
Fëdor Dostoevskij(1821-1881) pubblica per la prima volta Le notti bianche, considerato il suo capolavoro giovanile, nel 1848, sulla rivista Annali patrii. Nel 1859, tornato dalla deportazione in Siberia che condizionerà il resto della sua esistenza, Dostoevskij rimette mano alle opere precedenti all’esilio; tuttavia la versione finale delle Notti bianche, uscita in quello stesso anno, non presenta molte modifiche rispetto alla prima edizione.
Il racconto è diviso in quattro notti e una conclusione, è ambientato in una Pietroburgo cupa e romantica. La narrazione si volge seguendo il dialogo e le riflessioni di un uomo, dalla natura di sognatore solitario, e della sua storia d’amore. Le notti bianche, nonostante il tono lirico e la tematice prevalentemente intima, anticipano per l’analisi psicologica dei turbamenti interiori i grandi romanzi dostoevskijani come L’idiota, I demoni, Delitto e castigo e I fratelli Karamazov.
Riassunto
Prima notte
Il protagonista, rimasto solo a Pietroburgo mentre la maggior parte degli abitanti sono in villeggiatura, è assalito da un profondo senso di solitudine, aggravato dal fatto che ha pochissimi contatti e conoscenze. Anche le usuali passeggiate senza meta per le vie della città, durante le quali l’uomo vede nei palazzi cittadini quasi dei vecchi amici, perdono il loro interesse e fanno addirittura sentire il protagonista inquieto e a disagio.
Una notte, dopo una passeggiata in campagna che lo ha molto rallegrato e rinfrancato, il preotagonista incontra sul lungofiume una giovane donna in lacrime e prova subito il desiderio di parlarle. Dapprima non osa, ma vedendo un uomo che sta per importunarla, si fa avanti per impedirlo. Tra lui e la ragazza nasce così un dialogo molto intimo: il protagonista le confessa subito di non essere abituato a trattare con le donne e di essere molto timido, ma ugualmente la accompagna fino a casa e le spiega di essere un sognatore, che vive in un mondo privato di immagini ed illusioni. Nel momento in cui vive qualcosa di reale, egli vorrebbe però prolungare quest’attimo e riviverlo, facendo rinascere più volte l’emozione e il ricordo del primo incontro. Il protagonista propone a Nasten'ka (questo il nome della giovane) di incontrarsi nuovamente la sera successiva. La ragazza, ugualmente molto sola, ha bisogno di confidarsi con qualcuno e così accetta. Pone però una condizione: il sognatore non si deve innamorare di lei e può essere soltanto suo amico.
Seconda notte
La ragazza e il sognatore si incontrano per la seconda volta. Nasten'ka, che ha diciassette anni; racconta di essere poco abituata ad uscire e di passare tutto il proprio tempo con la vecchia nonna cieca che, per non farla fuggire, la tiene legata a sé con degli spilli con cui unisce le rispettive vesti. Il sognatore di fronte si descrive come un uomo originale ma del tutto privo di qualsiasi rapporto con gli altri e con la realtà esterna. Egli vive esclusivamente nel proprio mondo illusorio di passeggiate senza meta per San Pietroburgo, contemplazioni del tramonto e fantasie fini a se stesse. Egli, privo di amici o di rapporti sociali saldi, capisce dolorosamente di aver sprecato così i migliori anni della propria vita e di essere diventato lo zimbello di chi lo vede deambulare senza sosta per la città, ma ammette anche che l’incontro con Nasten'ka, come una rivelazione, gli ha offerto un istante autentico da ricordare.
Nasten'ka, orfana dei genitori, ha da sempre vissuto con la nonna, cieca e tirannica; un paio di anni prima, per punirla e per poterla controllare dopo aver perso la vista, ha unito i loro vestiti con degli spilli, togliendo quindi alla ragazzina qualsiasi tipo di autonomia. Nasten'ka non può accettare la desolazione della propria vita e di quella del sognatore e gli promette quindi che loro due rimarranno insieme.
La ragazza si è però promessa a un inquilino giovane e di bell’aspetto, da cui la nonna ha sempre cercato di separarla. Il giovane ha difatti conosciuto Nasten'ka recandosi un giorno nell’appartamento della nonna per discutere un affare con lei; il contegno vergognosissimo della ragazza, che alla fine è scoppiata in un pianto dirotto, palesando il proprio turbamento. Il giovane inizia così a inviare alla giovane dei romanzi di Walter Scott, facendo nascere in lei, oltre alla passione per la lettura, un sentimento d’amore. I due giovani si incontrano sporadicamente sulle scale, fino a che il ragazzo decide di invitare Nasten'ka a teatro; per evitare il suo rifiuto (Nasten'ka non può infatti abbandonare l’anziana parente), il giovane invita anche la nonna cieca. I due possono così frequentarsi una volta al mese, approfittando appunto degli spettacoli teatrali. Quando termina la stagione dell’opera Nasten'ka, colpita anche da un freddo saluto dell’uomo, si convince che quest’ultimo la frequenti solo per pietà. Il giovane le rivela poi di volersi trasferire a Mosca per guadagnare abbastanza per uscire dalla propria condizione di povertà. La notte prima della partenza Nasten'ka si presenta da lui con un fagotto riempito con tutti i suoi averi, pronta a partire con lui. L’uomo, che non può garantire nulla alla giovane, le promette solo di tornare entro un anno. Se egli avrà guadagnato sufficiente denaro, i due potranno sposarsi.
La narrazione torna così, dopo la storia di Nasten'ka, al presente del colloquio tra la ragazza e il sognatore: è ormai passato l’anno e l’uomo amato da Nasten'ka è tornato da tre giorni a San Pietroburgo, anche se non ha ancora dato sue notizie. Il sognatore, dopo aver ascoltato la storia della giovane, vuole convincere Nasten'ka a scrivere una lettera al suo innamorato; in realtà la ragazza ha già una busta pronta con sé e chiede all’uomo di consegnarla a delle persone che possono farla avere al suo amato. I due si danno quindi appuntamento per la notte successiva.
Terza notte
L’appuntamento è rimandato di un giorno a causa della pioggia. La ragazza èraggiante, perché sa che il sognatore ha consegnato la sua lettera e che il suo amato si presenterà all’appuntamento. Accoglie così l’amico con gioia e questi, che nonostante la promessa si è innamoratodi lei, prova un misto di felicità e pena gioia sapendola felice per l’amore di un altro.
L’uomo però non arriva e Nasten'ka si dispera, mentre il sognatore cerca di farla ragionare. adducendo delle scuse per l’assenza dell’uomo. Il protagonista promette quindi di recarsi il giorno dopo a vedere se è giunta una risposta. Nasten'ka si rende conto di quanto il sognatore sia buono con lei e si chiede perché il suo amato non sia come lui; tuttavia, pur provando dell’affetto per lui, non può dimenticare la promessa fatta al suo innamorato.
Il sognatore chiede senza esito informazioni sulla lettera e, pur senza aver ottenuto risposta, suppone che i due amanti abbiano trovato il modo di riunirsi. Perdurando la pioggia, egli decide di aspettare la notte seguente per scoprire come sia finita la faccenda.
Quarta notte
Il sognatore arriva all’appuntamento sicuro che Nasten'ka si trovi lì con il suo amato ma Nasten'ka, ancora senza notizie, è sola e si dispera, arrivando a dichiarare di voler dimenticare chi l’ha illusa in quel modo. Il protagonista, di fronte al tormento e alle parole di Nasten'ka, non riesce più a trattenersi e le confessa il suo amore. In un crescendo di commozione, Nasten'ka gli dice che se vorrà aspettare che il suo cuore guarisca, ella è certa di potersi innamorare di lui, poiché egli è buono e si è preso tanta cura di lei. I due, ormai in preda all’esaltazione, cominciano quindi a fare progetti per il futuro.
Mentre stanno passeggiando mano nella mano Nasten'ka però si blocca: un uomo passa accanto a loro, li guarda, poi va avanti. Si tratta propriodell’ex innamorato di Nasten'ka che, come pietrificata, comincia a tremare. Basta che egli la chiami e Nasten'ka dimentica le sue promesse, lascia la mano del sognatore e corre via. La ragazza si volta solo un’ultima volta: torna dal sognatore, lo bacia e poi si allontana per sempre.
Il mattino
Il giorno dopo il tempo è nuovamente cupo, il sognatore è a letto febbricitante quando arriva una lettera da Nasten'ka. In essa la ragazza lo ringrazia per il suo amore e per essersi preso cura di lei e gli chiede perdono per averlo ingannato. Gli chiede di restare suo amico e di voler bene al suo futuro marito. Una volta terminata la lettera il sognatore si guarda intorno: tutto nella stanza gli pare vecchio e triste. Passano quindici anni. Il sognatore vive ancora nella stessa casa, paralizzato nella sua routine quotidiana. Augura comunque a Nasten'ka tutto il bene che la vita le può dare, poiché le è grato per avergli donato almeno un istante di beatitudine e speranza.
Commento
La prima protagonista delle Notti bianche è in realtà Pietroburgo, rappresentata in una costante ambiguità tra realtà e sogno. La realtàè quella delle vie, delle larghe prospettive, delle soffitte buie, degli antichi palazzi in cui sono ambientate le quattro notti della vicenda; il sogno deriva dalle fantasie sentimentali del protagonista, che proietta sullo spazio esterno le proprie inquietudini e le proprie illusioni interiori. Realtà e fantasia si compenetrano nella luce bianca che domina le notti estive della grande città, nel momento dell’anno in cui il sole non tramonta mai completamente; questa condizione astronomico è una chiara metafora della condizione esistenziale del protagonista, per cui la realtà è sempre fusa e mescolata col proprio mondo interiore, che alla fine risulta prevalente sul mondo stesso, almeno fino alla fuga finale di Nasten'ka. Il sognatore dostoevskiano è quindi una figura strettamente imparentata con la cultura romantica ottocentesca (quella ad esempio di Schiller oppure di Walter Scott e Aleksandr Puskin, i due autori prediletti di Nasten'ka) di cui però incarna la paralisi e il blocco esistenziale: perso nei suoi vagheggiamenti, il “sognatore” è appunto colui che vaga per le vie della città senza una precisa meta e che, immaginandosi una relazione pura e irrealizzabile con Nasten'ka, sostituisce le proprie illusioni alla concreta realtà delle cose. Il protagonista resta così intrappolato in un mondo che egli si è costruito su misura (è qui forte l’influsso su Dostoevskij della lezione filosofica ed estetica di Schiller), ma da cui, in ultima analisi, non può che uscire sconfitto. La via dello spirito perseguita dal sognatore entra infatti in crisi nel momento dell’incontro con la figura femminile: questo evento consente una momentanea rottura nell’ordine consolidato dell’esistenza del sognatore, che corrisponde al desiderio di vivere un momento memorabile che dia senso ad un’intera esistenza. Questa possibilità di liberazione salvifica, incarnata da Nasten'ka e dalla sua sciagurata storia personale, è tuttavia frustrata proprio da quella realtà che il sognatore ha sempre cercato di scansare. Nasten'ka è anch’essa una creatura a metà strada tra realtà e illusione, ma essa trova nell’amante tornato da Mosca una via d’uscita, rapida e repentina, ad una vita di passiva rassegnazione e sofferenza come quella che trascorre in compagnia della nonna dispotica.
I desideri del sognatore, per quanto forti e totalizzanti, sono insomma destinati al più cocente dei fallimenti: la sua relazione idealizzata con Nasten'ka dura il breve spazio di quattro notti, in cui i due non fanno che confidarsi le reciproche infelicità. Il tutto però rimane ad uno stadio potenziale che prelude al doppio fallimento del protagonista: non solo egli non riesce a coronare il proprio sogno d’amore ma la sua sconfitta lo fa ulteriormente sprofondare nella propria condizione di blocco e immobilismo esistenziale.