I miti in filosofia: il caso di Platone.
Gli studiosi hanno individuato le risonanze ed i legami tra i poemi mitici ed i primi filosofi, i presocratici, che scrivono anch’essi poemi, di cui abbiamo solo frammenti, intitolati "perì fύseos" (sulla natura). Ma con Platone ci troviamo ad una situazione paradossale: egli rifiuta la poesia ed il mito, fonti di pura fantasia e di falsità, ma è verificabile che nei suoi dialoghi ricorre a spunti poetici e soprattutto a miti (gli studiosi ne hanno conteggiato quasi una ventina). Dunque per un verso Platone rappresenta il passaggio definitivo dal mythos, racconto favolistico, al trionfo del pensiero razionale, al Logos e sembra con le sue affermazioni dar ragione allo schema che prevale nei manuali scolastici sotto il titolo: dal mito al logos razionale. Ma poi qualcosa non funziona, questo schema che lui stesso presenta non corrisponde del tutto a quello che troviamo poi nei suoi dialoghi.
In effetti, pur attaccando il valore conoscitivo dei miti, poi li dissemina nell’intera sua opera di conoscenza. Ma allora i miti non sono del tutto estranei a questa finalità conoscitiva. Non c’è quella frattura totale tra mito e pensiero razionale. I miti in realtà hanno funzioni diverse nei differenti dialoghi platonici, che l’autorevole studioso Mario Vegetti sintetizza così. Essi sono di volta in volta: A) rappresentazioni attraverso immagini dei movimenti della razionalità; B) supplementi persuasivi delle finalità morali e politiche della sua filosofia ; C) indicazioni di un percorso inaccessibile alla sua filosofia dialettica o per difficoltà o per impossibilità, percorso di cui il mito segnala e conferma tuttavia la legittimità del suo avvio.
Tra i miti più importanti:
- quelli dell’anima nel Fedro;
- la cosmogonia nel Timeo, che occupa i 5/6 dell’intero dialogo;
- la nascita di Eros nel Simposio.
Ma mi soffermo principalmente sulla Repubblica, sia per il suo ruolo centrale nell’opera complessiva, sia perchè è stata definita "la descrizione nella sua architettura e costruzione di un mito". Quale mito? Il mito della definizione di una comunità perfetta, della buona polis, in sintesi IL MITO DELLA CITTA’ IDEALE. Scena del dialogo dei dieci libri della Repubblica si svolge tra il 420 ed il 425 a.C, Socrate si reca presso la casa del ricco meteco Cefalo, proprietario di una manifattura produttrice di scudi, durante le feste della dea tracia Bendis, e si avvia il dialogo cui partecipano il figlio di Cefalo Polemarco ed i fratelli di Platone, Glaucone ed Adimanto. Nella Repubblica si affrontano 3 domande sulla polis: 1) qual è lo scopo?, 2) chi la deve governare? Ma soprattutto qual è il fondamento di questa comunità?.
Rispetto alla prima domanda lo scopo è la coesione sociale, detto in termini moderni l’equilibrio tra diverse classi, che devono tutte praticare le virtù per garantire tale coesione. Le diverse classi riflettono la prevalenza di una parte dell’anima sulle altre: la parte razionale, la irascibile, la concupiscibile. I governanti assumono la parte razionale e quindi devono essere i filosofi, i guerrieri la parte irascibile, i produttori la parte concupiscibile, e ad ognuna corrisponde una virtù: saggezza, coraggio, temperanza che deve essere propria non solo dei produttori ma anche degli altri gruppi della società.
Ma c’è una virtù che sintetizza tutte le altre ed è la stella polare della polis per garantire il bene: la giustizia, che trova il suo compimento nelle leggi della polis. Ma dove cercare la giustizia? Inoltre, questo è il fondamento reale e praticato della polis in quanto è proponibile che la giustizia sia il vero riferimento dei comportamenti umani? Questo è un tema su cui la discussione sarà più prolungata ed accanita, in quanto Socrate si troverà isolato e in difficoltà rispetto ai suoi interlocutori, molto irruenti nelle loro argomentazioni contro una concezione che attribuisce vero valore etico alla pratica della giustizia. Su questo punto si giocherà una partita filosofica decisiva per tutta la teoria della polis sostenuta in questo dialogo e, più in generale, per l’edificio teorico edificato da Platone. Infatti, considerando il primo libro della Repubblica semplicemente introduttivo all’intera opera, il tema verrà posto subito all’inizio del secondo libro e le sorti della discussione saranno determinanti per quelli successivi.
Franco Sarcinelli, docente di Storia e Filosofia nei Licei milanesi, si è occupato in vari saggi di temi di epistemologia delle scienze umane e storiche, di fenomenologia e di ermeneutica. Tra i suoi volumi ha pubblicato per Mimesis "Filosofia della mancanza" (2007) ed è nel comitato di redazione di "Fenomenologia e società". Da due anni è invitato ad intervenire alle International Conferences on Ricoeur Studies per i suoi approfondimenti sul pensiero del filosofo Paul Ricoeur.
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Platone e il mito, dal Fedro alla Repubblica
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