Introduzione
Le Sorelle Materassi è un romanzo di Aldo Palazzeschi (1885-1974), pubblicato nel 1934. L’opera, attraverso le vicende di due sorelle della piccola borghesia toscana del tempo, ripresenta i temi caratteristici della sua opera: la parodia dello stile di vita e della visione del mondo borghese, il fascino per il nonsense e i giochi di parole, il gusto per l’irrisione dei formalismi, la combinazione di drammatico e comico.
Trama
La storia, che si distende 1918 al 1928 segue le vicende delle vicende delle sorelle Teresa e Carolina Materassi, due sarte cinquantenni molto abili che, nella loro casa di Santa Maria a Coverciano, ricamano corredi da sposa per la nobile clientela fiorentina. Le due sorelle hanno passato una vita di rinunce, nel culto ossessivo del loro lavoro, cui hanno sacrificato soddisfazioni ed amori; grazie a questa vita austera, Teresa e Carolina hanno acquisito una posizione di prestigio e sono riuscite a recuperare il patrimonio che il padre aveva precedentemente dissipato. Con loro, oltre alla vecchia serva Niobe, vive la sorella minore Giselda, riaccolta in casa dopo un fallito matrimonio ad appena vent’anni con un giovane nobile dissoluto. I rapporti con la sorella non sono idillici: Teresa e Carolina non hanno mai compreso ed accettato la decisione di Giselda di sacrificare il dovere alla passione.
L’equilibrio familiare viene sconvolto dall’arrivo di Remo, il figlio quattordicenne della quarta sorella, Augusta, orfano di entrambi i genitori. Bellissimo e dai modi affabili,Remo riesce a conquistarsi l’affetto e la venerazione di Teresa e Carolina, mentre Giselda, che reduce dalla sua ferita amorosa odia tutto il genere maschile, lo tratta con freddezza e scarsa simpatia. Remo al suo arrivo è praticamente semi-analfabeta, ma le zie riescono a fargli prendere in pochi mesi la licenza elementare. In seguito però il ragazzo si rifiuta di continuare gli studi. Cresciuto, Remo vive come un dandy di provincia, un viveur d’ispirazione d’annunziana. Crudele con le zie, che chiama “scimmie ammaestrate”, e alla continua ricerca di divertimenti, Remo dissipa velocemente tutti gli averi delle zie, comprando persino una motocicletta e, poco dopo, un’automobile. Le zie infatti, prima scrupolose amministratrici del loro patrimonio faticosamente accumulato a costo di sacrifici, sono ora succubi del nipote, che ha portato una ventata di freschezza nella loro esistenza grigia ed austera. Teresa e Carolina arrivano al punto di firmare una ingente cambiale al nipote, che, dopo un viaggio, torna a casa con Peggy, una ricca ereditiera americana.
Dopo il matrimonio, alla presenza delle zie agghindate a festa, e poi Remo e Peggy ripartono. Teresa e Carolina sono ormai povere: la casa non è più di loro proprietà, tutti i loro averi sono stati venduti e sono così costrette a cucire la biancheria per le contadine. Non viene meno però la loro venerazione per Remo, di cui conservano in casa una grande fotografia, come una specie di reliquia sacra.
Analisi e commento
Con le Sorelle Materassi Palazzeschi maschera un dramma familiare dipingendolo con tinte ironiche e svelandone l’intrinseca assurdità. Nella prospettiva dell’autore, infatti, l’ingenuità caricaturale e la repressione delle passioni delle due protagoniste sono la vera causa della loro rovina; Remo, privo di qualsiasi scrupolo morale, approfitta di una situazione che lo vede come privilegiato, sfruttando le debolezze caratteriali delle zie. Così Palazzeschi può mischiare pathos e ironia, grottesco e pietà per la situazione delle Materassi: il quadro della asfittica vita provinciale, movimentata dall’arrivo del superuomo Remo, diventa il terreno su cui si esercita il gusto irridente dell’autore, che mette in ridicolo, con tocco leggero, sia il vuoto etico del giovane Remo sia la cieca devozione al dovere di Teresa e Carolina.
Questo gusto caricaturale, già notato in Chi sono? o in Lasciatemi divertire, diventa acnhe un sottile gioco intertestuale con i “classici” della letteratura e con la tradizione della “beffa” toscana: Palazzeschi ricalca in certi tratti il gusto satirico del Pinocchio di Collodi, così come la descrizione d’apertura delle colline toscane richiama la settima giornata del Decameron (guarda caso, quella sotto il “reggimento” del lussurioso Dioneo) di Boccaccio, che viene ripreso proprio per la sua carica narrativa, che celebra i valori terreni dell’Amore, del Caso, della Natura.