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"Introduzione" alla prima giornata del "Decameron": la “brigata” e le dieci giornate

Introduzione

 

Dopo il Proemio, Boccaccio dedica la fondamentale introduzione alla prima giornata a presentare le conseguenze della peste a Firenze e a presentare i dieci narratori della “brigata” e il loro proposito di fuggire dalla città per salvarsi dal contagio.

 

Analisi

 

Nel contesto di distruzione e morte della peste descritto da Boccaccio, vengono presentati i protagonisti della cornice narrativa: sette nobili ragazze e tre giovani uomini, che decidono di lasciare Firenze e rifugiarsi in campagna per sfuggire al contagio e al degrado morale. Un martedì mattina, presso la chiesa di Santa Maria Novella, si riuniscono infatti sette donne (che l’autore per loro rispetto maschera dietro gli pseudonimi di Pampinea, Filomena, Neifile, Fiammetta, Elissa, Lauretta ed Emilia), di estrazione nobile, raffinate, eleganti e assennate 1, a cui si aggiungeranno tre uomini 2 ovvero Dioneo, Filostrato e Panfilo. Tra queste emerge Pampinea, che, essendo la più adulta delle sette, delinea la drammatica situazione della sua città e la necessità di fuggirne il prima possibile:

impaurisco e quasi tutti i capelli addosso mi sento arricciare; e parmi, dovunque io vado o dimoro per quella, l’ombre di coloro che sono trapassati vedere, e non con quegli visi che io soleva, ma con una vista orribile, non so donde il loro nuovamente venuta, spaventarmi.

L’orrore della morte è solo una parte delle argomentazioni di Pampinea; alla ragazza sta a cuore anche sottolineare il degrado etico e morale della città di Firenze, i cui abitanti hanno perduto ogni norma di comportamento o di rispetto. La corruzione dei costumi è tale da coinvolgere addirittura i rappresentanti della fede:

E non che le solute persone 3, ma ancora le racchiuse ne’ monisteri, faccendosi a credere che quello a lor si convenga e non si disdica che all’altre 4, rotte della obedienza le leggi 5, datesi a’ diletti carnali, in tal guisa avvisando scampare 6, son divenute lascive e dissolute. 

Il rifugio in campagna sembra allora l’unico modo per mantenere l’ordine e la moralità, come Pampinea prova a spiegare:

[...] ricordivi che egli non si disdice più a noi l’onestamente andare, che faccia a gran parte dell’altre lo star disonestamente 7.

Boccaccio poi giustifica la compagnia mista di uomini e donne, che può essere vista come una situazione immorale e dissoluta, ma che è accettabile in circostanze straordinarie e drammatiche come quella della peste. Viene poi descritto il luogo in cui i giovani si rifugiano, con dei tratti che sembrano ricalcare quelli del locus amoenus della tradizione classica:

era un palagio con bello e gran cortile nel mezzo, e con logge e con sale e con camere, tutte ciascuna verso di sé bellissima e di liete dipinture raguardevole e ornata, con pratelli da torno e con giardini maravigliosi e con pozzi d’acque freschissime e con volte piene di preziosi vini. 

Uno dei giovani, Dioneo, propone allora, per allontanarsi anche con la mente dalla tragedia della città, di “sollazzare”, “ridere” e “cantare [...] quanto alla vostra dignità s’appartiene”: una reazione vitale al cospetto della morte. Pampinea accetta la proposta, ma le dà un ordine e una disciplina, stabilendo che ogni giorno ci sia un ragazzo o una ragazza con funzioni di capo, che “secondo il suo arbitrio, del tempo che la sua signoria dee bastare, del luogo e del modo nel quale a vivere abbiamo ordini e disponga”. Questo è necessario per garantire e prolungare il benessere e la gioia comune. E da qui prende avvio la narrazione delle cento novelle.

 

I nomi dei giovani della “brigata” e le giornate del Decameron

 

La scelta dei nomi dei dieci giovani della “brigata” non è affatto banale e scontata; i nomi, di origine greca e di spunto letterario, intrecciano stretti rapporti sia con la produzione giovanile di Boccaccio sia con le giornate (e i relativi temi) di cui saranno i “reggenti”

Pampinea (prima giornata): nominata regina della prima giornata in quanto è lei a proporre l’allontanamento da Firenze e a dettare le regole della convivenza dei giovani, Pampinea è un personaggio che compare nella Comedìa delle ninfe fiorentine e nel Bucolicum carmen. La prima giornata è a tema libero, ma spesso vengono messi in ridicolo i vizi dei potenti, ed esaltata l’abilità di parola di alcuni protagonisti, come Melchisedech. Di gran rilievo, anche per i molteplici significati sull’interpretazione del Decameron, è la novella d’apertura, dedicata a Ser Cepparello

Filomena (seconda giornata): è la donna cui Boccaccio dedica il Filostrato, opera giovanile sull’amore infelice di Troiolo e Cressida. Il tema della giornata è l’avventura, come dimostra la celebre novella di Andreuccio da Perugia.

Neifile (terza giornata): il nome della donna (“colei che torna ad amare”) indica da subito il tema della giornata, ovvero l’amore da soddisfare mettendo a buon frutto le proprie doti e il proprio ingegno

Filostrato (quarta giornata): Filostrato, “vinto d’amore”, è già il titolo (derivato da un’errata etimologia) di un poemetto giovanile in ottave; il tema non può che essere quello dell’amore, e della sofferenza che esso può generare, fino agli estremi (come nel caso di Lisabetta da Messina). 

Fiammetta (quinta giornata): figura centrale per il giovane Boccaccio (dal Filocolo all’Elegia di Madonna Fiammetta), nel Decameron diventa “regina” della giornata in cui si celebra la forza dell’amore che, dopo mille peripezie, riesce infine ad essere coronato felicemente, come nel caso di Cimone o Nastagio. Ma Boccaccio sa utilizzare anche toni più drammatici, come per Federigo degli Alberighi.

Elissa (sesta giornata): Il nome della donna, che significa “colei che è stata abbandonata”, sembra essere una maschera per il personaggio di Didone nell’Eneide. In questa giornata è per l’abilità del “motto” verbale, come nel caso di Cisti o Chichibio.

Dioneo (settima giornata): Dioneo, il “lussurioso” (in base all’etimologia per cui Dione è la madre della dea Venere), è il personaggio più impudente e anarchico della “brigata”. Tema privilegiato è l’adulterio, e tutti i trucchi messi in atto per raggiungere il soddisfacimento dei propri desideri.

Lauretta (ottava giornata): il nome alluderebbe alla poesia petrarchesca e alla tradizione della lirica d’amore. Il tema è quello della “beffa”, come mostra la novella di Calandrino.

Emilia (nona giornata): Emilia è la figura principale della Teseida, poema epico in volgare composto dall’autore tra 1339 e 1340. Il tema è libero.

Panfilo (decima giornata): Panfilo è, nell’Elegia, l’amante di Fiammetta; nella sua giornata le novelle, ambientate prevalentemente fuori dalla Toscana, presentano gesti di liberalità e di cortesia, con un rimpianto nostalgico del mondo aristocratico (come dimostrano le novelle di Ghino di Tacco o di Re Carlo). Chiude il Decameron uno dei testi più ambigui e complessi di tutta l’opera, ovvero Griselda e il marchese di Saluzzo (novella per giunta raccontata da Dioneo).

 

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1 Dice Boccaccio: "si ritrovarono sette giovani donne tutte l’una all’altra o per amistà o per vicinanza o per parentado congiunte, delle quali niuna il venti e ottesimo anno passato avea né era minor di diciotto, savia ciascuna e di sangue nobile e bella di forma e ornata di costumi e di leggiadra onestà”.

2 ”assai piacevole e costumato ciascuno; e andavano cercando per loro somma consolazione, in tanta turbazione di cose, di vedere le loro donne, le quali per ventura tutte e tre erano tra le predette sette, come che dell’altre alcune ne fossero congiunte parenti d’alcuni di loro.”.

3 solute persone: cioè, la gente “libera” da un voto di fede.

4 faccendosi a credere che quello a lor si convenga e non si disdica che all’altre: cioè: “convincendosi che a loro non disdica”.

5 rotte della obedienza le leggi: cioè spezzate le regole del rispetto e del vivere civile.

6 in tal guisa avvisando scampare: “ritenendo di potersi salvare dalla morte con questo comportamento”.

7 Cioè: “vi ricordo che non è per noi motivo di vergogna l’andarsene onestamente in campagna, più di quanto non sia per gran parte delle altre ragioni rimanere a Firenze in questo modo disdicevole".