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"Inferno", Canto 16: parafrasi del testo

Come già nel tredicesimo canto dell'Inferno, anche nel sedicesimo ci troviamo sempre nel settimo cerchio, pensato apposta per chi si è reso colpevole di atti di violenza. In questa circostanza, la penna dantesca rappresenta i dannati per sodomia, distribuendoli tra questo canto e il precedente: l'incontro centrale è quello con Brunetto Latini, figura di riferimento per Dante stesso.

 

  1. Già era in loco onde s’udia ’l rimbombo
  2. de l’acqua 1 che cadea ne l’altro giro 2,
  3. simile a quel che l’arnie fanno rombo, 
  4. quando tre ombre insieme si partiro,
  5. correndo, d’una torma che passava
  6. sotto la pioggia de l’aspro martiro 3
  7. Venian ver’ noi, e ciascuna gridava:
  8. "Sòstati tu ch’a l’abito ne sembri
  9. essere alcun di nostra terra prava 4". 
  10. Ahimè, che piaghe vidi ne’ lor membri,
  11. ricenti e vecchie, da le fiamme incese!
  12. Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri 5.
  13. A le lor grida il mio dottor s’attese;
  14. volse ’l viso ver’ me, e "Or aspetta",
  15. disse, "a costor si vuole esser cortese. 
  16. E se non fosse il foco che saetta
  17. la natura del loco, i’ dicerei
  18. che meglio stesse a te che a lor la fretta 6".
  19. Ricominciar, come noi restammo, ei
  20. l’antico verso 7; e quando a noi fuor giunti,
  21. fenno una rota di sé tutti e trei 8
  22. Qual sogliono i campion far nudi e unti,
  23. avvisando lor presa e lor vantaggio,
  24. prima che sien tra lor battuti e punti
  25. così rotando, ciascuno il visaggio
  26. drizzava a me, sì che ’n contraro il collo
  27. faceva ai piè continüo vïaggio. 
  28. E "Se miseria d’esto loco sollo 9
  29. rende in dispetto noi e nostri prieghi",
  30. cominciò l’uno, "e ’l tinto aspetto e brollo 10,
  31. la fama nostra il tuo animo pieghi
  32. a dirne chi tu se’, che i vivi piedi
  33. così sicuro per lo ’nferno freghi 11
  34. Questi 12, l’orme di cui pestar mi vedi,
  35. tutto che nudo e dipelato vada,
  36. fu di grado maggior che tu non credi:
  37. nepote fu de la buona Gualdrada 13;
  38. Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita
  39. fece col senno assai e con la spada. 
  40. L’altro, ch’appresso me la rena trita,
  41. è Tegghiaio Aldobrandi 14, la cui voce
  42. nel mondo sù dovria esser gradita 15
  43. E io, che posto son con loro in croce,
  44. Iacopo Rusticucci 16 fui, e certo
  45. la fiera moglie più ch’altro mi nuoce". 
  46. S’i’ fossi stato dal foco coperto,
  47. gittato mi sarei tra lor di sotto,
  48. e credo che ’l dottor l’avria sofferto
  49. ma perch’io mi sarei brusciato e cotto,
  50. vinse paura la mia buona voglia
  51. che di loro abbracciar mi facea ghiotto. 
  52. Poi cominciai: "Non dispetto, ma doglia
  53. la vostra condizion dentro mi fisse,
  54. tanta che tardi tutta si dispoglia 17
  55. tosto che questo mio segnor mi disse
  56. parole per le quali i’ mi pensai
  57. che qual voi siete, tal gente venisse. 
  58. Di vostra terra sono, e sempre mai
  59. l’ovra di voi e li onorati nomi
  60. con affezion ritrassi e ascoltai. 
  61. Lascio lo fele e vo per dolci pomi
  62. promessi a me per lo verace duca;
  63. ma ’nfino al centro pria convien ch’i’ tomi 18".
  64. "Se lungamente l’anima conduca
  65. le membra tue", rispuose quelli ancora,
  66. "e se la fama tua dopo te luca,
  67. cortesia e valor dì se dimora 19
  68. ne la nostra città sì come suole,
  69. o se del tutto se n’è gita fora;
  70. ché Guiglielmo Borsiere 20, il qual si duole
  71. con noi per poco 21 e va là coi compagni,
  72. assai ne cruccia con le sue parole".
  73. "La gente nuova 22 e i sùbiti guadagni
  74. orgoglio e dismisura han generata,
  75. Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni".
  76. Così gridai con la faccia levata;
  77. e i tre, che ciò inteser per risposta,
  78. guardar l’un l’altro com’al ver si guata.
  79. "Se l’altre volte sì poco ti costa",
  80. rispuoser tutti 23, "il satisfare altrui,
  81. felice te se sì parli a tua posta!
  82. Però, se campi d’esti luoghi bui
  83. e torni a riveder le belle stelle,
  84. quando ti gioverà dicere "I’ fui",
  85. fa che di noi a la gente favelle 24".
  86. Indi rupper la rota, e a fuggirsi
  87. ali sembiar le gambe loro isnelle 25.
  88. Un amen non saria possuto dirsi
  89. tosto così com’e’ fuoro spariti;
  90. per ch’al maestro parve di partirsi.
  91. Io lo seguiva, e poco eravam iti,
  92. che ’l suon de l’acqua n’era sì vicino,
  93. che per parlar saremmo a pena uditi.
  94. Come quel fiume 26 c’ ha proprio cammino
  95. prima dal Monte Viso ’nver’ levante,
  96. da la sinistra costa d’Apennino,
  97. che si chiama Acquacheta suso, avante
  98. che si divalli giù nel basso letto 27,
  99. e a Forlì di quel nome è vacante,
  100. rimbomba là sovra San Benedetto
  101. de l’Alpe per cadere ad una scesa
  102. ove dovea per mille 28 esser recetto;
  103. così, giù d’una ripa discoscesa,
  104. trovammo risonar quell’acqua tinta 29,
  105. sì che ’n poc’ora avria l’orecchia offesa.
  106. Io avea una corda 30 intorno cinta,
  107. e con essa pensai alcuna volta
  108. prender la lonza 31 a la pelle dipinta.
  109. Poscia ch’io l’ebbi tutta da me sciolta,
  110. sì come ’l duca m’avea comandato,
  111. porsila a lui aggroppata e ravvolta.
  112. Ond’ei si volse inver’ lo destro lato,
  113. e alquanto di lunge da la sponda
  114. la gittò giuso in quell’alto burrato.
  115. “E’ pur convien che novità risponda”,
  116. dicea fra me medesmo, “al novo cenno
  117. che ’l maestro con l’occhio sì seconda”.
  118. Ahi quanto cauti li uomini esser dienno 32
  119. presso a color che non veggion pur l'ovra,
  120. ma per entro i pensier miran col senno 33!
  121. El disse a me: "Tosto verrà di sovra
  122. ciò ch’io attendo e che il tuo pensier sogna;
  123. tosto convien ch’al tuo viso si scovra". 
  124. Sempre a quel ver c' ha faccia di menzogna
  125. de' l'uom chiuder le labbra fin ch'el puote,
  126. però che sanza colpa fa vergogna 34
  127. ma qui tacer nol posso; e per le note
  128. di questa comedìa, lettor, ti giuro 35,
  129. s’elle non sien di lunga grazia vòte
  130. ch’i’ vidi per quell’ aere grosso e scuro
  131. venir notando una figura 36 in suso,
  132. maravigliosa ad ogne cor sicuro,
  133. sì come torna colui che va giuso
  134. talora a solver l’àncora ch’aggrappa
  135. o scoglio o altro 37 che nel mare è chiuso, 
  136. che ’n sù si stende e da piè si rattrappa 38.
  1. Ero già [arrivato] nel luogo in cui si udiva il frastuono
  2. della cascata del cerchio seguente,
  3. analogo al ronzio che fanno gli alveari,
  4. quando tre anime, [che si trovavano] insieme,
  5. si staccarono, correndo, dalla schiera che procedeva
  6. sotto la pioggia [infuocata] del duro castigo.
  7. Si avvicinarono a noi, mentre gridavano: 
  8. “fermati, tu che dall'abito sembri essere [nativo]
  9. della nostra città corrotta”. 
  10. Ahimé, quali ferite notai [sparse] nei loro corpi,
  11. vecchie e nuove, incise dal fuoco!
  12. Ne provo ancora dolore al solo ricordarlo.
  13. Virgilio si fermò [sentendo] i loro richiami;
  14. mi guardò e “Fermati”, disse,
  15. “con queste anime conviene essere gentili.
  16. E se non fosse per il fuoco che la natura del luogo
  17. scaglia, direi che [sarebbe] meglio
  18. che tu ti affrettassi [verso] di loro”. 
  19. Quando ci fummo fermati essi ripresero a lamentarsi;
  20. e quando arrivarono a noi,
  21. si misero tutti e tre in cerchio.
  22. Ciò che sono soliti [fare] coloro che lottano nudi e unti,
  23. [i quali] studiano [il momento giusto] per una presa vantaggiosa,
  24. [ancor] prima di battersi e ferirsi a vicenda,
  25. allo stesso modo ruotando, ognuno [di loro]
  26. indirizzava il viso verso di me, così che il collo
  27. si muoveva continuamente nel senso contrario dei piedi.
  28. E “Se la miseria di questo luogo sabbioso
  29. e [il nostro] aspetto spellato e annerito rende spregevoli
  30. le nostre preghiere, disse uno [di loro],
  31. [sia allora] la nostra fama a farti dire
  32. chi sei tu, che coi piedi di [persona]
  33. viva cammini per l'Inferno. 
  34. Costui, il quale mi precede, nonostante [ora]
  35. sia tutto nudo e spellato, aveva [in vita]
  36. una condizione sociale maggiore di quella che puoi credere:
  37. fu nipote della valente Gualdrada;
  38. si chiamava Guido Guerra, e durante la sua vita
  39. fece molto con l'ingegno e con le armi. 
  40. L'altro, che calca la sabbia accanto a me,
  41. è Tegghiaio Aldobrandi, il cui consiglio nel mondo di sopra
  42. avrebbe dovuto essere meglio ascoltato.
  43. Ed io, che sono messo assieme a loro a scontare il castigo,
  44. fui Iacopo Rusticucci, e di sicuro la [mia] scontrosa moglie
  45. più di ogni altra cosa mi arreca danno”.
  46. Se io fossi stato al riparo dal fuoco,
  47. mi sarei buttato giù tra loro, e credo
  48. che Virgilio l'avrebbe permesso
  49. ma poiché [invece] mi sarei bruciato
  50. e scottato, la paura fu più forte
  51. del desiderio di abbracciarli.
  52. Poi dissi: “Non disprezzo, ma dolore mi procura [prendere atto]
  53. della vostra condizione, [ed è] talmente tanto
  54. [il dolore] che esso cesserà solo molto più tardi,
  55. appena Virgilio mi disse [quelle] parole
  56. grazie alle quali seppi chi voi siete,
  57. che persone [rispettabili] stessero arrivando. 
  58. Sono fiorentino, e sempre le vostre opere
  59. e i [vostri] meriti con ammirazione
  60. appresi, ascoltando[li].
  61. Lascio l'amarezza e mi dirigo verso i dolci frutti
  62. a me promessi dalla mia guida veritiera;
  63. ma fino al centro [dell'Inferno prima] è necessario che scenda”.
  64. “Se vivrai a lungo”, rispose costui
  65. allora, “e se la tua fama risplenderà
  66. dopo la tua morte,
  67. dì [a noi] se gentilezza e virtù vivono
  68. nella nostra città così com'era [ai tempi nostri]
  69. o se sono sparite del tutto;
  70. perché Guglielmo Borsiere, che da poco [tempo]
  71. soffre con noi ed è là con la nostra schiera,
  72. dimostra di preoccuparsene molto per quello che dice”.
  73. “I nuovi cittadini e i facili guadagni
  74. hanno nutrito alterigia e intemperanza, in te, Firenze,
  75. ché già cominci a sentirne i tristi effetti”. 
  76. Così gridai a testa alta; e i tre [dannati],
  77. che ascoltarono questa risposta, si guardarono a vicenda
  78. come si guarda [in faccia] una verità [spiacevole]. 
  79. “Se ancora ti costa così poco”, risposero,
  80. "soddisfare [le richieste] degli altri,
  81. sii tu felice se parli cosi liberamente
  82. Perciò, se sfuggirai a questi luoghi bui
  83. e tornerai ad ammirare le belle stelle,
  84. quando vorrai raccontare il tuo viaggio,
  85. fa [in modo] che la gente parli di noi.”
  86. Allora ruppero il cerchio, e nel correre,
  87. le loro gambe magre sembrarono ali.
  88. Non si sarebbe potuto dire un "amen"
  89. nel tempo che ci misero a sparire;
  90. al punto che a Virgilio sembrò giusto allontanarsi.
  91. Io lo seguii, e avevamo percorso un breve tratto,
  92. ma il fragore dell'acqua era così vicino,
  93. al punto che se avessimo parlato [ci] saremmo sentiti a malapena.
  94. Come quel fiume che nasce dal Monviso
  95. e [scende] verso oriente,
  96. dalla parte sinistra dell'Appennino, 
  97. il quale si chiama Acquacheta in quota, prima che
  98. scenda a valle nella pianura,
  99. e [già] a Forlì non ha più quel nome, 
  100. [e] risuona laggiù sopra San Benedetto dell'Alpe,
  101. dove precipita da una scesa, 
  102. ma potrebbero essere mille [le scese che] lo ricevono;
  103. così, giù da una scarpata, scoprimmo il fragore
  104. [di] quell'acqua scura, forte a tal punto che
  105. in poche ore mi avrebbe danneggiato l'udito.
  106. Io avevo cinta una corda [intorno alla vita], e con questa
  107. avevo pensato [in precedenza] di catturare
  108. [quel]la lonza dalla pelle screziata. 
  109. Dopo che l'ebbi slegata da intorno alla vita,
  110. così come Virgilio mi aveva ordinato,
  111. gliela porsi annodata ed avvolta.
  112. Allora egli si rivolse a destra,
  113. e, piuttosto distante dalla sponda,
  114. la gettò giù nel profondo precipizio
  115. “È sicuro che qualcosa di nuovo risponderà”,
  116. dicevo fra me, “all'insolito segnale che Virgilio
  117. segue con così grande attenzione”.
  118. Ahimé, quanto prudenti gli uomini devono essere
  119. vicino a coloro che non vedono soltanto le azioni,
  120. ma vedono [anche] i pensieri, col loro intelletto!
  121. Virgilio mi disse: “Presto arriverà dall'alto
  122. ciò che attendo e che nella mente immagini;
  123. presto accadrà che tu lo veda”. 
  124. Sempre, finché gli è possibile, l'uomo ha il dovere
  125. di tacere quella verità che sembra [all'apparenza] una bugia,
  126. perché fa apparire bugiardo chi la racconta;
  127. ma qui non posso far silenzio; e per i versi
  128. di questa commedia, lettore, te lo giuro,
  129. se essi non saranno a lungo privi di favore,
  130. che io vidi in quell'aria densa e oscura
  131. nuotare in alto [nell'aria] una figura [che] giungeva,
  132. stupefacente anche per un cuore forte,
  133. così come ritorna colui che a volte scende 
  134. a disincagliare l'àncora che si impiglia
  135. o in uno scoglio o in altro che è sul fondo marino,
  136. che ritrae le gambe e allunga le braccia, [per darsi la spinta].

1 de l’acqua: il ruscello, già indicato nel canto XIV dell'Inferno (vv. 76-80), è il Flegetonte.

2 altro giro: nel cerchio successivo, l'ottavo.

3 l’aspro martiro: il poeta e Virgilio si trovano nel terzo girone del cerchio VII, dove vengono puniti i sodomiti. Dante ha appena incontrato il suo maestro Brunetto Latini (Inferno, canto XV) e sta procedendo verso l'ottavo cerchio camminando sull'argine della sabbia infuocata su cui piovono faville di fuoco. Il rombo del Flegetonte che precipita dalla scarpata che divide il VII dall'VIII cerchio è sempre più intenso. All'improvviso, da una schiera di sodomiti si staccano tre figure che si avvicinano ai viandanti.

4 ch’a l’abito ne sembri... nostra terra prava: le tre anime hanno riconosciuto in Dante un concittadino dalla foggia dei vestiti: in quell'epoca ogni città aveva un suo particolare modo di vestire. Il termine "prava" significa qui “malvagia”, “corrotta”, e tutta la perifrasi indica Firenze.

5 Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri: non il primo di una nutrita serie di accenni al dolore morale che il poeta prova durante il viaggio all'Inferno.

6 E se...a lor la fretta: Virgilio prepara Dante, e il lettore, alla grandezza dei tre personaggi.

7 l’antico verso: probabilmente i pianti e i lamenti o, in alternativa, i gesti per ripararsi dalla pioggia di fuoco.

8 una rota di sé tutti e trei: il movimento circolare dei tre è dovuto alla necessità di muoversi per attenuare la durezza del castigo.

9 sollo: letteralmente significa “cedevole”, “molle”, poiché sabbioso.

10 brollo: “brullo”, e cioè spellato dal fuoco.

11 freghi: il verbo “sfregare” rende ancor meglio la realtà psicologica dei dannati di questo girone: nell'incedere sulla sabbia il loro piede sfrega incessantemente il suolo, perciò, per costoro, il camminare equivale ad un eterno “sfregare i piedi”. Ritroviamo un altro verbo, "trita", che evoca la stessa immagine poco più avanti: Inferno, XVI, v. 40.

12 Questi: l'anima che ha preso la parola presenta i compagni, il primo dei quali è Guido Guerra VI, figlio di Ruggero conte di Dovadola e Beatrice degli Alberti, nato intorno al 1220, il quale fu uno dei più forti sotenitori della fazione Guelfa a Firenze.

13 buona Gualdrada: figlia di Bellincione Berti dei Ravignani e madre di Ruggero di Dovadola, la "buona Gualdrada" è ricordata da numerose cronache fiorentine come un esempio di virtù domestiche.

14 Tegghiaio Aldobrandi: appartenente alla generazione che precedette quella di Dante, Tegghiaio Aldobrandi nacque da Aldobrando degli Adimari e fu podestà di Arezzo nel 1256. Morì prima del 1266.

15 la cui voce... esser gradita: Aldobrandi combattè nella battaglia di Montaperti (1260) e sconsigliò inutilmente di attaccare i senesi.

16 Iacopo Rusticucci: ricoprì la carica di procuratore speciale a Firenze nel 1254. Secondo le notizie pervenute dai primi commentatori, era noto che avesse una moglie intrattabile e ritrosa, ragion per cui diventò sodomita.

17 tanta che tardi tutta si dispoglia: Dante si palesa ammirato e contento per essersi imbattuto in tali personalità, ma, allo stesso tempo, si addolora per il castigo a cui questi sono condannati, a tal punto che quel dolore ci metterà molto ad andarsene.

18 Lascio lo fele... tomi: il poeta usa qui un linguaggio metaforico tradizionale, che paragona il peccato al fiele, e cioè all'amarezza, e accosta la Grazia alla dolcezza. Parla inoltre della necessità di arrivare fino alla fine dell'Inferno per oltrepassarlo. "Tomi" letteralmente significa “cada”. Infatti, ancor prima di una “discesa”, il peccato, da Lucifero in poi, è una “caduta”.

19 dì se dimora: i tre fiorentini mostrano preoccupazione per le sorti morali di Firenze, inserendosi perfettamente nella "rampogna" (e nel disegno ideologico che la sostiene) di Dante contro i nuovi costumi etico-comportamentali della "gente nuova".

20 Guiglielmo Borsiere: mancano precise notizie storiche su questo personaggio fiorentino. Secondo Boccaccio, che lo fa protagonista di una sua novella (Decameron, I 8), fu uomo di corte.

21 per poco: “da poco tempo”. Significa che Guglielmo è entrato di recente nella schiera dei sodomiti, perché morto da poco.

22 gente nuova: Dante addita qui la "gente nuova" arrivata in città dalle campagne e arricchitasi con il commercio e l'usura.

23 rispuoser tutti: da intendersi come “uno alla volta”.

24 fa che di noi a la gente favelle: l'unica consolazione che le anime dei dannati possono concedersi è quella di essere ricordati tra i vivi.

25 ali sembiar le gambe loro isnelle: come per Brunetto Latini, Dante resta ad osservare l'allontanarsi delle anime dei sodomiti dall'argine, aggiugendo una descrizione che nobilita le figure congedanti.

26 Come quel fiume: Dante paragona il Flegetonte al fiume Montone.

27 divalli giù nel basso letto: sceso a valle, nei pressi di Forlì, il torrente Acquacheta alimenta il fiume Montone.

28 per mille: invece di precipitare da un solo dirupo, il fiume potrebbe scendere formando mille cascatelle, così da causare un più tenue fragore.

29 acqua tinta: l'acqua color del sangue del Flegetonte.

30 Io avea una corda: viene qui indicato che Dante indossa una corda intorno alla vita. Per sua ammissione veniamo a conoscenza del fatto che quando si trovò al cospetto della lonza (nel primo canto dell'Inferno)pensò con essa di catturarla. Ora la corda viene usata da Virgilio per richiamare Gerione, il mostro infernale simbolo della frode.

31 lonza: uno dei tre impedimenta che Dante si trova ad affrontare prima del viaggio nell'oltretomba, considerata simbolo della lussuria.

32 dienno: forma arcaica per “denno”, “devono”.

33 E’ pur convien...senno: mentre osserva i preparativi di Virgilio, il poeta ci mette al corrente dei suoi pensieri. Sappiamo che Virgilio è in grado di leggere nell'animo di Dante, e infatti, come già anticipato, non tarderà a rispondergli.

34 Sempre a quel ver...vergogna: il poeta prepara il lettore al prossimo, orrorifico arrivo di Gerione, creando un'atmosfera di attesa. Questa terzina, costruita su massime popolari, anticipa il tema dominante del prossimo cerchio, quello dei fraudolenti.

35 lettor, ti giuro: per attirare ancor più la sua attenzione ed accrescere il sentimento d'attesa, Dante apostrofa direttamente il lettore.

36 una figura: è il demonio Gerione, mostro infernale che verrà meglio presentato da Virgilio nell'incipit del canto XVII: “Ecco la fiera con la coda aguzza, | che passa i monti e rompe i muri e l'armi! | Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!” (Inferno, canto XVII, vv. 1- 3). Custode del cerchio VIII, che punisce i peccatori fraudolenti, Dante lo descrive come un mostro triforme, col volto umano, il corpo di drago e la coda di scorpione.

37 altro: sottinteso “oggetto”.

38 che ’n sù si stende e da piè si rattrappa: il canto si chiude con la suggestiva immagine di un nuotatore subacqueo, che arricchisce la descrizione grottesca, ancorché "maravigliosa", di Gerione.