Cesare Pavese nasce nelle Langhe, in Piemonte, nel 1908, nella cascina dove la famiglia era solita trascorrere le vacanze estive, a Santo Stefano Belbo. Suo padre, Eugenio Pavese, è cancelliere a Torino, e sua madre, Consolina Mesturini, proviene da una famiglia benestante. I problemi che affliggono la famiglia Pavese non sono inizialmente di natura economica, bensì relazionale ed affettiva: tra la figlia maggiore Maria, nata nel 1902, e il piccolo Cesare, i coniugi Pavese avevano infatti subito la perdita di tre figli nati prematuri. A soli sei anni Pavese rimane orfano di padre e viene di conseguenza assorbito in un universo totalmente femminile, composto dalla madre e dalla sorella, che non aiuta il carattere già introverso e insicuro del bambino, che, in seguito alla vendita della casa di Santo Stefano, sconta anche la perdita delle radici natali. Frequentata la prima elementare a Santo Stefano Belbo e poi tornato con la famiglia a Torino, Pavese continua a considerare la campagna e il paesaggio delle Langhe il luogo dell'immaginazione e del ricordo, come poi si vedrà in opere come Paesi tuoi o La luna e i falò.
In città, dopo aver finito le scuole primarie, Cesare frequenta prima il ginnasio e poi, dal 1923, il liceo "D'Azeglio", dove fa uno degli incontri più importanti per la sua formazione: quello col professore d'italiano Augusto Monti, che lo avvicina ai valori dell'antifascismo. Sempre al "D'Azeglio" il giovane Pavese conosce i compagni, che diventano presto amici, Leone Ginzburg e Norberto Bobbio. Nel frattempo, come per il coetaneo Elio Vittorini, l'interesse e la curiosità per la letteratura americana, di conseguenza per la lingua inglese, si fanno sempre più definiti, tanto che Pavese si laurea nel 1930 in Lettere e Filosofia con una tesi su Walt Whitman (1819-1892). La passione si tramuta in un mestiere, e Pavese si afferma come critico letterario e traduttore: sue le traduzioni di Sinclair Lewis, Sherwood Anderson, John Dos Passos, il Dedalus di Joyce e Moby Dick di Melville. Nel frattempo, diventa sempre più rilevante l'attività antifascista attiva: entrato nel movimento “Giustizia e libertà”, Pavese sostituisce nel 1934 Leone Ginzburg (arrestato dalle squadre fasciste) alla direzione della rivista einaudiana "La cultura"; nella primavera del 1935 viene arrestato anch'egli in una retata, assieme a Carlo Levi, Franco Antonicelli e lo stesso Einaudi. Lo scrittore è confinato a Brancaleone Calabro, situazione che egli vive come una profonda ingiustizia, tanto che trascorre quel periodo in un atteggiamento di totale passività e frustrazione; sono tuttavia questi i mesi in cui maturano le prime pagine de Il mestiere di vivere, e l'intera esperienza verrà poi traposta nel racconto lungo Il carcere. Nel 1936 vedono poi la pubblicazione, grazie alle edizioni della prestigiosa rivista "Solaria", le poesie di Lavorare stanca, pur colpite pesantemente dalla censura. Dopo la vittoria nella guerra d'Etiopia, l'Italia concede il condono ai condannati politici, e Pavese può fare così ritorno nella sua città; Non potendo più dedicarsi all'insegnamento, a causa dei suoi trascorsi politici, torna a lavorare per l'editoria, traducendo nuovi autori tra cui Steinbeck e Dickens, e diventa redattore all'Einaudi. È del 1941 la pubblicazione del suo primo romanzo, Paesi tuoi, e dell'anno successivo La spiaggia.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Pavese non viene arruolato per ragioni di salute e, ancora ferito dall'esperienza del confino calabrese, si tiene lontano dall'impegno politico anche dopo l'armistizio del 1943 e, mentre molti suoi amici cadono da partigiani, lui vive nascosto dalla sorella nel Monferrato (scelta che continuerà a tormentare l'autore negli anni a venire). Dopo la guerra Pavese torna all'Einaudi, e gioca un ruolo chiave nella rinascita culturale del paese, anche se le vicende sentimentali private - è di questi anni l'amore infelice per Bianca Garufi, cui sono dedicati i Dialoghi con Leucò del 1947 - lo vedono sempre frustrato e insoddisfatto. L'attività di romanziere e intellettuale procede invece con successo. A Viareggio viene premiato nel 1947 Il compagno, e Pavese diviene promotore di una collana di antropologia culturale per Einaudi, in collaborazione con lo studioso Ernesto De Martino. Gode di un riscontro positivissimo del pubblico e della critica Prima che il gallo canti, 1949, Il carcere e La casa in collina. Del 1950 sono invece La bella estate e La luna e i falò. Eppure Pavese, logorato dalle frustrazioni amorose (l'ultima per l'attrice americana Constance Dowling), dal rimorso per non aver partecipato alla Resistenza e dalla depressione, si suicida il 27 agosto 1950, nella stanza di un albergo torinese.