Introduzione
Il De Catilinae coniuratione inizia con una sezione (capitoli 1-4) in cui l'autore analizza le motivazioni che lo hanno portato a comporre un'opera storica. La narrazione vera e propria dei fatti si apre invece nel capitolo 5 con la descrizione di Catilina. Non è un caso, dato che le grandi personalità, capaci di modellare da sole nel bene come nel male il corso degli eventi, rivestono un'importanza centrale all'interno della concezione storico-filosofica di Sallustio.
Catilina, il protagonista assoluto del De coniuratione, spicca al di sopra degli altri personaggi sallustiani per la sua eccezionalità. Egli infatti è un vero e proprio monstrum 1, ovvero un essere unico e prodigioso, che appare dotato non solo di caratteristiche negative, come l'avidità di denaro e la capacità di usare il delitto per raggiungere i propri scopi, ma anche di qualità che in una società guerriera e competitiva come quella romana non potevano che destare ammirazione, come la resistenza alla fame e al freddo o l'eloquenza. Non è un caso unico, dal momento che persino Cicerone 2 nella Pro Caelio (56 a.C.) inserisce una descrizione di Catilina estremamente simile a quella di Sallustio, giustificando in questo modo quei giovani che, come il suo protetto Celio, si erano accostati alla congiura pur non avendo - almeno secondo il retore - intenzioni malvagie 3. In Sallustio, la visione ambivalente di Catilina non si ferma al capitolo quinto, ma attraversa in maniera strisciante tutta l'opera, giungendo infine alla descrizione gloriosa della battaglia di Pistoia, in cui Catilina muore come un eroe repubblicano, pieno di ferite e ricoperto dai cadaveri dei nemici uccisi.
Per evidenziare maggiormente questa incongruenza paradossale, Sallustio all'interno della descrizione paradossale di Catilina tende ad accostare termini opposti mediante un uso insistito di strutture oppositive (ad esempio: “fuit magna vi et animi et corporis sed ingenio malo pravoque”, “alieni adpetens sui profusus”, “satis eloquentiae sapientiae parum”). Lo stile è estremamente rapido e incalzante, basato sull'uso della paratassi, di ellissi verbali e di repentini cambiamenti di soggetto, in quello che può essere considerato un ottimo esempio dell'inconcinnitas sallustiana. Non mancano inoltre arcaismi (“lubet”, “lubido”, “maxuma”, “capiundae”, “pessuma ac divorsa”) e termini tratti dal linguaggio poetico (“algoris”), che vengono spesso usati da Sallustio per colorire la narrazione degli eventi.
Testo originale
Catilina, nobili genere natus 4, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio 5malo pravoque 6. Huic ab adulescentia 7bella intestina caedes rapinae discordia civilis 8 grata fuere 9, ibique iuventutem 10 suam exercuit 11. Corpus patiens inediae algoris vigiliae 12, supra quam quoiquam 13 credibile est. Animus audax subdolus varius 14, cuius rei lubet 15 simulator ac dissimulator, alieni adpetens, sui profusus, ardens in cupiditatibus 16; satis eloquentiae, sapientiae parum 17. Vastus animus inmoderata incredibilia nimis alta 18 semper cupiebat. Hunc post dominationem L. Sullae 19 lubido maxuma 20 invaserat rei publicae 21 capiundae 22; neque id 23 quibus modis adsequeretur 24, dum 25 sibi regnum pararet, quicquam pensi 26 habebat. Agitabatur magis magisque in dies animus ferox inopia rei familiaris et conscientia scelerum, quae utraque iis artibus auxerat, quas supra memoravi. Incitabant praeterea conrupti civitatis mores, quos pessuma 27 ac divorsa inter se mala, luxuria atque avaritia 28, vexabant 29. Res ipsa hortari videtur, quoniam de moribus civitatis tempus admonuit, supra repetere ac paucis instituta maiorum domi militiaeque 30, quo modo rem publicam habuerint quantamque reliquerit, ut paulatim inmutata ex pulcherruma atque optuma pessuma 31 ac flagitiosissima facta sit 32, disserere.
Traduzione
Catilina, nato da nobile famiglia, fu di grande forza sia dell'animo che del corpo, ma di indole malvagia e depravata. A questo fin dalla giovinezza furono gradite le guerre civili, i massacri, le rapine, la discordia civile, e lì esercitò la sua età matura. Il corpo era tollerante alla fame, al freddo, alla veglia, più di quanto possa essere credibile per chiunque. L'animo era temerario, subdolo, incostante, simulatore e dissimulatore di qualsiasi cosa, desideroso dell'altrui, prodigo del proprio, focoso nei desideri; aveva abbastanza eloquenza, ma poca saggezza. L'animo mutevole desiderava sempre cose smoderate e troppo alte. Dopo la dittatura di Silla lo aveva occupato il massimo desiderio di impadronirsi dello stato; e non gli importava per niente con quali mezzi conseguisse questa cosa, pur di procurarsi il regno. Il suo animo impetuoso era agitato sempre di più di giorno in giorno dalla mancanza di patrimonio familiare e dalla consapevolezza dei delitti, entrambe le quali cose egli aveva accresciuto con quelle arti che ho ricordato in precedenza. Inoltre lo incitavano i costumi corrotti della cittadinanza, che i mali peggiori e diversi tra di loro - ovvero l'amore per il lusso e l'avidità - tormentavano. L'argomento stesso sembra esortarmi, poiché la circostanza mi ha fatto ricordare dei costumi della città, a ritornare indietro e a descrivere con poche parole le istituzioni degli antenati in pace e in guerra, in che modo abbiano governato lo stato e quanto grande l'abbiano lasciata, e come essendo mutato poco per volta sia diventato da bellissimo e ottimo, pessimo e scelleratissimo.
1 In latino, il sostantivo neutro monstrum, -i significa appunto “prodigio, portento, cosa incredibile”.
2 Cicerone è stato notoriamente il nemico giurato di Lucio Catilina. Durante il suo consolato, il celebre retore aveva stroncato il tentativo di congiura di Catilina, componendo le celebri orazioni Catilinarie (63 a.C).
3 Il fine di Cicerone all'interno della Pro Caelio è quello di creare un ritratto positivo del suo protetto, al fine di screditare per contrasto Clodia, la donna che ha orchestrato l'accusa. Il problema è che Celio ha avuto un passato piuttosto turbolento, caratterizzato anche dalla vicinanza politica a Catilina. Per questo motivo, Cicerone deve fare un ritratto di Catilina che contenga, al fianco degli elementi negativi che lo hanno da sempre caratterizzato, anche delle qualità positive, tali da spiegare la vicinanza del buon Clodio al suo vecchio nemico.
4 nobili genere natus: Catilina apparteneva ad una delle più antiche famiglie di Roma, la gens Sergia, ma pare che il patrimonio familiare, al tempo di Catilina, fosse ormai disperso; da qui l’avidità di denaro del cospiratore.
5 ingenio: ingenium è parola latina composta da in- e la radice *gen-, comune a parole come geno, “generare”, genitor, “genitore”, genus, “stirpe”. Indica dunque il patrimonio ereditario e caratteriale di una persona, ovvero l'identità insieme individuale e familiare di ogni uomo. Usando questo termine, il “borghese” Sallustio sembra implicitamente criticare la nobiltà, dal momento che Catilina apparteneva a una delle famiglie più antiche di Roma, che non aveva passato al suo ultimo rampollo la propria virtù ma solo un carattere avido e perverso.
6 Magna vi... ingenio malo pravoque: Si tratta di due ablativi di qualità. “Malo pravoque” costituiscono di fatto una dittologia sinonimica, in cui i due termini vogliono sottolineare la natura malvagia di Catilina.
7 adulescentia: ricordiamo che l'adulescentia per i romani durava fino ai 30 anni, quindi non si può identificare con il nostro concetto del termine.
8 bella intestina caedes rapinae discordia civilis: questo elenco dei crimini di Catilina è sviluppato dalle figure retoriche dell’asindeto e del climax discendente.
9 fuere: forma sincopata usata al posto di fuerunt.
10 iuventutem: presso i romani la iuventus durava invece dai 30 ai 50 anni.
11 iuventutem suam exercuit: da giovane, poco dopo i trent’anni, Catilina era stato tra i seguaci di Silla durante la guerra civile. In questa occasione, sembra che Catilina fosse messo in mostra per la sua spietatezza: avrebbe infatti ucciso e fatto a pezzi il cognato Marco Mario Gratidano, consegnando poi a Silla la testa mozzata del parente.
12 In questa frase è presente un est sottinteso. “Inediae algoris vigiliae” è sequenza asindetica di genitivi retta da patiens. Anche Cicerone nella prima Catilinaria riconosce la forza e il vigore fisico dell’avversario.
13 quoiquam: Arcaismo per cuiquam, dativo singolare maschile di quiquam.
14 audax subdolus varius: un’altra costruzione per asindeto, che dà incisività e rapidità alla descrizione del ribelle Catilina. In particolare, “varius” coglie il carattere della mutevolezza e della capacità di fingere e di dissimulare di Catilina.
15 cuius rei lubet: è tmesi per cuiuslibet rei, genitivo del pronome indefinito quilibet.
16 In questa frase è presente un est sottinteso.
17 satis eloquentiae, sapientiae parum: eloquentiae e sapientiae sono due genitivi partitivi, retto il primo da satis, il secondo da parum. Da notare la costruzione a chiasmo della frase, alla quale è sottinteso un habebat.
18 incredibilia [...] alta: Sono due aggettivi sostantivati.
19 post dominationem L. Sullae: Silla assunse la dittatura tra l'82 e il 79 a.C, dopo aver sconfitto i mariani guidati da Cinna nella battaglia di Porta Collina. Silla seguì una politica di natura conservatrice, tendente ad aumentare i poteri del senato contro quelli dei tribuni della plebe. Al suo movimento avevano fatto parte anche altri importanti uomini politici del tempo, come Pompeo e Crasso, esponenti insieme a Cesare del Terzo Triumvirato.
20 maxuma: forma arcaica per maxima.
21 rei publicae: composto dal sostantivo res (cosa) e l'aggettivo publica (pubblica), indica per contrapposizione con il privato lo stato.
22 rei publicae capiundae: capiundae è gerundivo del verbo capio (căpĭo, căpis, cepi, captum, căpĕre) concordato con rei publicae, genitivo singolare femminile riferito a lubido maxuma.
23 id: si tratta del complemento oggetto di adsequeretur.
24 quibus modis adsequeretur: interrogativa indiretta retta dall'aggettivo interrogativo quibus (qui, quae, quod) e dipendente dalla principale “quicquam pensi habebat”.
25 dum: sta per dummodo e ha valore concessivo: “purché”.
26 quicquam pensi: quicquam è accusativo neutro singolare del pronome indefinito quisquam e regge il genitivo partitivo pensi.
27 pessuma: arcaismo per pessima.
28 luxuria atque avaritia: sono termini esplicativi che servono a spiegar meglio quali siano i mala che hanno corrotto, secondo Sallustio, la cittadinanza romana.
29 A questo punto della narrazione Sallustio inserisce una citazione (l’orazione si trova nell’Ab urbe condita di Livio, XXXIV, 4, 1) tratta da un discorso che Catone il Censore (234 - 149 a.C.) aveva tenuto a difesa dellaLex Oppia, che era stata promulgata nel corso della seconda guerra punica per impedire alle donne di possedere ornamenti troppo preziosi. “Saepe me querentem […] audistis diversis duobus vitiis, avaritia atque luxuria, civitatem laborare, quae pestes omnia magna imperia everterunt” (“spesso mi avete sentito lamentarmi che la città è in difficoltà a causa di due vizi diversi, l'avidità e l'amore per il lusso, i quali flagelli stravolsero tutti i grandi imperi”). Con questa citazione si chiude di fatto la prima descrizione di Catilina. La fine del capitolo consiste in un'introduzione alla sezione archeologica che si apre a partire dal capitolo successivo e prosegue sino al capitolo 13.
30 domi militiaeque: Sono due casi locativi, da tradurre con uno stato in luogo. La traduzione letterale sarebbe “In casa e nel servizio militare”, ma la frase, di natura formulare, viene di norma usata per indicare lo stato di pace e quello di guerra. Mentre domi si può trovare come locativo anche isolatamente, militiae è usato così solo in questa formula. La distinzione tra la narrazione storica di vicende interne (quali la congiura catiliana) e il racconto di fatti esterni si trova già nello storico greco Tucidide
31 pulcherruma atque optuma pessuma: Sono tre arcaismi per pulcherrima, optima, pessima. Pulcherrima è superlativo irregolare dell'aggettivo pulcher, pulchra, pulchrum: tutti gli aggettivi in -er creano il superlativo mediante l'aggiunta del suffisso -errimus invece del regolare -issimus. Optimus è superlativo irregolare di bonus. Pessimus è superlativo irregolare di malus.
32 quo modo rem publicam habuerint quantamque reliquerit, ut […] facta sit: Sono due subordinate interrogative indirette dipendenti dall'infinito disserere. Facta sit è congiuntivo perfetto del verbo irregolare fio (fio, fis, factus sum, fieri) col significato di “essere fatto”, “diventare”.