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Alessandro Manzoni: vita e opere, dalla conversione alla morte
Nella primavera del 1810 iniziano comunque i colloqui regolari tra Enrichetta e l’abate Degola, ai quali vuole assistere anche Manzoni in silenzio, dopo i quali incontri Enrichetta doveva scrivere un ristretto dei temi trattati e così decise anche Manzoni di fare, pur non essendogli richiesto. Questo percorso di avvicinamento alla fede che coinvolse sia Enrichetta sia Alessandro coinvolse anche la madre Giulia, per cui tutta la famiglia approdò alla fede cattolica. E si innestò in questa conversione familiare un clima molto peculiare nel modo in cui veniva vissuta questa esperienza da parte della famiglia intera.
Per Manzoni in particolare la religione e la vita familiare rappresentarono l’approdo ad un porto sicuro per vincere i tormenti di una personalità inquieta, in contrasto con una forte esigenza di autorità, un modo per superare l’angoscia, probabilmente subìta durante la separazione tra mondo materno e mondo paterno che aveva affrontato durante l’infanzia. La sua famiglia diventerà una famiglia molto numerosa, la cui vita sarà organizzata intorno al Manzoni, per preservarlo dalle difficoltà e dai fastidi quotidiani e per salvare il suo spazio intellettuale. Nel giugno 1810 tutta la famiglia si trasferisce definitivamente in Italia. Tornerà a Parigi il Manzoni soltanto fra il ‘19 e il ‘20 per curare i propri disturbi nervosi, ed in questa occasione incontrò uno storico che ebbe una significativa importanza nella sua evoluzione intellettuale, Augustin Thierry. Su indicazione di Degola si affidano come guida spirituale al canonico Luigi Tosi, anch’egli giansenista, che avrà una grande influenza sul Manzoni suggerendogli anche iniziative e compiti culturali. Casa Manzoni a Milano era frequentata da esponenti dell’aristocrazia e del mondo intellettuale, come Visconti, Tommaso Grossi e conseguentemente Manzoni seguì con interesse gli sviluppi del movimento romantico milanese sostenendo con la sua approvazione l’esperienza de "Il Conciliatore" che cominciava la sua pubblicazione nel 1818, anche se nonostante l’invito non vi collaborerà direttamente. Un atteggiamento analogo, cioè di impegno, ma sempre nella retroguardia, senza un diretto coinvolgimento, Manzoni lo manifestò nei confronti della questione politica. Manzoni mantiene un atteggiamento ad un tempo di partecipazione nei confronti dell’evoluzione politica italiana, ha simpatia per i possibili sviluppi in senso nazionale della situazione politica, ma evita di intervenire in prima persona. Seguirà ad esempio con entusiasmo gli avvenimenti del ’21 e ne fa testimonianza l’ode Marzo 1821, ma senza una partecipazione diretta. La stessa cosa avverrà per gli avvenimenti del ’48, che seguirà da vicino e con grande partecipazione, ma senza prendervi parte. Proprio del ’48, per capire la complessa situazione interiore del Manzoni davanti a ciò che condivideva, ma al quale non partecipava, si registra il fatto che venne nominato al Parlamento subalpino, ma rifiutò la nomina. Ed in questo senso una lettera, a cui arriveremo, che è molto interessante per definire l’atteggiamento complesso e problematico di Manzoni nei confronti della questione politica.
Nel frattempo nel 1812, a seguito del cambiamento profondo intervenuto in Alessandro Manzoni a seguito appunto della conversione, inizia il periodo più creativo di Manzoni. A partire dal 1812 egli si cimenterà in una intensa attività letteraria e saggistica sulla quale spesso non ci si sofferma mai abbastanza, cioè sulla intensità con la quale Manzoni lavora a diverse opere, sostanzialmente portandole avanti in parallelo e perseguendo con coerenza estrema ed estrema lucidità, un progetto di rinnovamento delle forme letterarie e delle espressioni letterarie molto prima che cominciasse la polemica tra classici e romantici che data dal 1816. Nel 1812 comincia la composizione degli Inni sacri ed i primi quattro Inni sacri verranno composti dal ’12 al ’15. Dal ’16 l ’20 realizza Il conte di Carmagnola, nel 1819 compone e pubblica le Osservazioni sulla morale cattolica, nel si ha la lettera allo Chauvet, nel 1822 i Discorsi sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, nel ’21 le Odi civili, dal ’20 al ’22 Adelchi, nel ’22 La Pentecoste, iniziata nel ’17, ripresa nel ’19 e conclusa nel ’22, dal ’21 al ’23 si ha la composizione del Fermo e Lucia, nel ’23 la lettera al marchese Cesare d’Azeglio Sul Romanticismo, dal ’24 al ’27 la riscrittura e la pubblicazione dei Promessi Sposi. Quindi il periodo di grande creatività abbraccia l’arco temporale che va dal 1812 al 1827, dopo di che sostanzialmente si avrà un abbandono dlela letteratura, su cui a suo tempo sarà opportuno riflettere. Nel ’26 inizia la sua amicizia con il filosofo cattolico Rosmini, con cui approfondì i problemi posti dalla riflessione filosofica, che lo porterà ad assumere atteggiamenti dal punto di vista ideologico sempre più rigidi, abbandonando quella prospettiva aperta ed anticonformista che caratterizza invece il periodo della creatività massima dell’autore. Nel frattempo la realizzazione del romanzo lo porta ad approfondire il problema della lingua e questo fece siì che nel ’27 Manzoni si recò a Firenze, famosa la frase “per sciacquare i panni in Arno”, proprio per avere un contatto diretto con il fiorentino che gli appariva la risposta al problema linguistico. In questa occasione ebbe modo di conoscere gli scrittori dell’"Antologia" ed ebbe modo di incontrare Leopardi. L’estrema coerenza e la riflessione inquieta che sempre lo contraddistinguevano lo portano dopo il ’27 ad abbandonare la letteratura ed a dedicarsi al lavoro saggistico in calmpo filosofico e storiografico oltre che agli studi linguistici. Nel 1830 gli nacque l’ultima figlia e dal ’31 in poi con la morte della primogenita inizieranno una serie di lutti che funesteranno la sua vita.
Nel 1833 muore la moglie Enrichetta dopo ben 12 gravidanze e 9 figli dei quali 8 resteranno in vita e purtroppo solo due sopravviveranno al Manzoni. Nel 1837 si sposa in seconde nozze con Teresa Borri e questo procurerà all’autore un periodo di nuova serenità che gli consentirà di rivedere i Promessi Sposi e di portarli all’edizione del ’40. Nel 1841 muore la madre e da questo momento in poi una serie di morti dei figli determinerà uno scuotimento profondo nell’interiorità dell’autore. Nel 1861 muore anche la seconda moglie. E nel frattempo però, nel 1860, era stato eletto senatore, appoggiando, come molti cattolici liberali, la politica del nuovo Stato italiano che era ostile al potere temporale dei Papi. In questo senso, quando nel 1872 Manzoni accetterà la cittadinanza del nuovo comune laico romano, questo determinerà una reazione molto risentita da parte dei cattolici reazionari. In qualità di senator nel 1868, presidente della commissione per l’unificazione della lingua, presentò la famosa relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla che sarà alla base della politica di unificazione linguistica portata avanti dal neo Stato unitario. Venerato come massima espressione della cultura nazionale, dopo l’enorme successo dei Promessi Sposi, condurrà però i suoi ultimi anni in un riserbo sempre più estremo finchè nel 1873, il 22 marzo, a seguito di una caduta all’uscita dalla Chiesa di San Fedele a Milano, il Manzoni morirà. Dopo un anno dalla morte, per celebrare il primo anniversario della morte Giuseppe Verdi compose la Messa da Requiem.