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Saba, "Trieste": analisi e commento

Parafrasi Analisi

La poesia Trieste di Umberto Saba, contenuta nella sezione Trieste e una donna del Canzoniere, quella che raccoglie i testi composti tra il 1910 e il 1912, incarna il rapporto intenso e il legame inscindibile che l'autore vive con la sua città natale, cui si sovrappone l'amore per Carolina Wölfler, che sposa Saba nel 1909 e che verrà appunto trasfigurata nella "Lina" che ricorre in molte sue poesie.

Come spesso accade in Saba, lo spunto poetico deriva da un'occasione quotidiana, tradotta in versi in uno stile apparentemente semplice e comunicativo, ma in realtà complesso e sfumato. Un passeggiata cittadina attraverso Trieste(un po' come avveniva in Città vecchia) verso "un'erta" (v. 2) e un "cantuccio" (v. 5) solitari, diventano - nel passaggio tra la prima e la seconda sezione della poesia - occasione per una vera e propria dichiarazione d'amore. "Trieste" (termine collocato in posizione "forte", in apertura del v. 8) diventa un elemento e un interlocutore dinamico nella poetica di Saba, che canta la sua città come se questa fosse dotata di vita propria. La "scontrosa | grazia" triestina (vv. 8-9) è sottolineata dal netto enjambement, e la personificazione prosegue nei versi successivi. Trieste (di cui il poeta, ai vv. 15-22, abbraccia con lo sguardo tutte le parti e tutti i quartieri) diventa un "ragazzaccio aspro e vorace" (v. 10); l' "amore | con gelosia" tra il poeta e la sua città è reso appunto dalla ricorrenza delle opposizioni (talvolta, nella forma di veri e propri ossimori) presenti in questa seconda sezione. Ed anche nella Storia e cronistoria del Canzoniere Saba preciserà che in questa lirica Trieste (e, dietro di lei, la figura di Lina) sono amate "per quello che hanno di proprio e inconfondibile".

 

Trieste diventa dunque sia musa ispiratrice dei versi sabiani che realtà a sé stante, con cui il poeta arriva sottilmente ad identificarsi e in cui proiettarsi: la città, "in ogni parte [...] viva" conserva infatti un "cantuccio" per la "vita | pensosa e schiva" (vv. 24-25). Dal punto di vista metrico-stilistico, Trieste riconferma alcune delle costanti dello stile di Saba: lo schema della canzone libera, composta di endecasillabi, settenari e quinari è movimentato dal gioco delle rime baciate ed alternate, e da una struttura fonica (che insiste in particolar modo sull'antitesi tra la "c" e il suono più aspro di "z", "r" ed "s") attentamente studiata ed orchestrata.