Tra le più note liriche della sezione Trieste e una donna (1910-1912) del Canzoniere, questa poesia dà libera voce all’amore che lega Saba alla sua città natale, protagonista, insieme alla moglie Lina - come suggerito dal titolo prescelto per la sezione - delle poesie qui contenute (e nella sezione Casa e campagna troveremo la celebre A mia moglie). Qui Saba trasfigura letterariamente il sentimento poi espresso in Storia e cronistoria di un Canzoniere: tanto la città quanto Lina, infatti, ”assumono i loro inconfondibili aspetti […] e sono amate appunto per quello che hanno di proprio e di inconfondibile”. A legarlo alla città natia è un sentimento sincero, ma non privo di contraddizioni.
Una camminata in salita, che rende possibile la visione dall’alto della città, è anche occasione per celebrarla, con un'efficace sequenza di personificazioni, similitudini, analogie. Dalla descrizione della sua “scontrosa grazia” (vv. 8-9) , al paragone con un “ragazzaccio [...] dalle mani troppo grandi” (vv. 10-12), nella designazione di Trieste prevalgono le tinte ossimoriche: una città affollata (“popolosa”, v. 3), brulicante di vita - quel brulicare di vita così efficacemente descritto in Città vecchia, lirica della stessa sezione del volume - e al contempo pronta ad offrire al poeta, desideroso di condurre una vita pensosa e schiva, un cantuccio dove poter meditare.
Metro: canzone libera in strofe di endecasillabi, settenari e versi più brevi, con frequenti rime alternate e baciate.
- Ho attraversato tutta la città.
- Poi ho salita un'erta,
- popolosa in principio, in là deserta 1,
- chiusa da un muricciolo 2:
- un cantuccio in cui solo
- siedo; e mi pare che dove esso termina
- termini la città.
- Trieste ha una scontrosa
- grazia 3. Se piace,
- è come un ragazzaccio 4 aspro e vorace,
- con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
- per regalare un fiore;
- come un amore 5
- con gelosia.
- Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
- scopro 6, se mena all'ingombrata spiaggia,
- o alla collina cui, sulla sassosa
- cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
- Intorno
- circola ad ogni cosa 7
- un'aria strana, un'aria tormentosa,
- l'aria natia.
- La mia città che in ogni parte è viva,
- ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
- pensosa e schiva 8.
- Ho attraversato tutta la città,
- poi ho percorso una strada in salita,
- dapprima affollata, più in là deserta,
- che terminava con un piccolo muro:
- un cantuccio dove mi siedo,
- solo; e mi sembra che nel punto in cui esso finisce,
- finisca anche la città.
- Trieste ha una sua grazia
- scontrosa. Se piace,
- è come un ragazzaccio rozzo e vorace,
- con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
- per regalare un fiore;
- come un amore
- venato di gelosia.
- Da questa salita scopro ogni sua chiesa, ogni sua strada,
- se conduce alla spiaggia affollata
- o alla collina sulla cui cima rocciosa si
- accampa una casa, l’ultima.
- Ogni cosa
- è circondata
- da un’aria strana, tormentosa,
- l’aria del paese natio.
- La mia città, che è viva in ogni parte, mi
- riserva un cantuccio, fatto a posta per me,
- per la mia vita meditabonda e solitaria.
1 popolosa… deserta: è la prima contrapposizione del componimento, nel quale l’antitesi si configura quasi come struttura portante.
2 muricciolo: vezzeggiativo dal forte valore affettivo (si noti la consonanza con "cantuccio", al verso che segue).
3 scontrosa grazia: i primi attributi della città sono espressi tramite ossimoro, peraltro rafforzato dall’enjambement.
4 ragazzaccio: la connotazione è espressa ancora una volta attraverso un’alterazione del sostantivo, secondo una consolidata tecnica sabiana.
5 fiore - amore: ricorrono nel componimento rime baciate, anche semplicissime, come questa. La rima “fiore - amore”, per il suo carattere genuino ed essenziale, sarà esaltata nel celebre componimento Amai.
6 Lo sguardo dall’alto consente di abbracciare per intero la città e di contemplarla in tutta la sua bellezza (e in tutte le sue contraddizioni).
7 Intorno… ad ogni cosa: l’iperbato, ottenuto attraverso la separazione di avverbio e preposizione, non potrebbe essere più forte.
8 Il componimento si chiude con un’ulteriore contrapposizione: la città è piena di vita, e anche per questo amata dal poeta (come ribadito in Città vecchia). Egli tuttavia non rinuncia a trovare un luogo solitario e appartato, come quello delimitato dal "muricciolo" da dove anche la città sembra terminare (vv. 6-7), per dedicarsi all’attività meditativa.