In Città vecchia è la città di Trieste (e i suoi eterogenei abitanti...) che diviene protagonista, insieme a Lina 1, la moglie del poeta, della sezione Trieste e una donna del Canzoniere: il contatto con la realtà di quel “detrito | di un gran porto di mare” (vv. 7-8), che ingloba in sé, quasi ponendoli sullo stesso piano, merci e uomini, è volutamente ricercato dal poeta, che spesso decide di immettersi per quelle strade. È anzi proprio immergendosi in quel mondo che Saba riesce a trovare “l’infinito | nell’umiltà” (vv. 9-10), e quasi un “sentimento di religiosa adesione”, come ebbe a dire il poeta stesso in Storia e cronistoria del Canzoniere: ed ecco che un “Signore” (v. 19) gli disvela il lato più puro e autenticamente umano dell’umanità, proprio laddove “più turpe è la via”.
Metro: componimento di endecasillabi, intervallati da versi più brevi (dal ternario al settenario), con libero gioco di rime.
- Spesso 2, per ritornare alla mia casa
 - prendo un'oscura via di città vecchia.
 - Giallo 3 in qualche pozzanghera si specchia
 - qualche 4 fanale, e affollata è la strada.
 - Qui tra la gente che viene che va 5
 - dall'osteria alla casa o al lupanare 6,
 - dove son merci ed uomini il detrito 7
 - di un gran porto di mare,
 - io ritrovo, passando, l'infinito
 - nell'umiltà.
 - Qui prostituta e marinaio, il vecchio
 - che bestemmia, la femmina che bega,
 - il dragone 8 che siede alla bottega
 - del friggitore,
 - la tumultuante giovane impazzita
 - d'amore,
 - sono tutte creature della vita
 - e del dolore 9;
 - s'agita in esse, come in me, il Signore.
 - Qui degli umili sento in compagnia
 - il mio pensiero farsi
 - più puro 10 dove più turpe è la via.
 
- Spesso, per ritornare a casa mia,
 - mi immetto in una via oscura, nella città vecchia.
 - Qualche fanale si specchia, giallo,
 - in qualche pozzanghera, e la strada è affollata.
 - Qui, tra la gente che viene e che va,
 - dall’osteria fino a casa, o al bordello,
 - dove merci e uomini sono entrambi rifiuti
 - di un gran porto di mare, io,
 - passandovi in mezzo, ritrovo l’infinito
 - nell’umiltà.
 - Qui la prostituta, il marinaio, il vecchio
 - che bestemmia, la donna che litiga,
 - il soldato che siede alla bottega
 - del friggitore,
 - una ragazza sconvolta e impazzita
 - per amore,
 - sono tutte creature della vita
 - e del dolore;
 - il Signore è in loro, come è in me.
 - Qui, in compagnia degli umili, sento
 - il mio pensiero divenire più puro,
 - proprio laddove più squallida è la realtà.
 
1 A Lina sarà dedicata, nella sezione Casa e campagna, la poesia A mia moglie.
2 Spesso: l’avverbio di tempo, posto in apertura del componimento e isolato da pausa sintattica, rafforza il valore reiterativo dell’azione, a ribadire che l’immersione nel mondo degli umili è perseguita e frutto di una scelta deliberata.
3 Giallo: la nota coloristica ha una forte efficacia espressiva. La percezione sensoriale ha un ruolo rilevante nella poesia di Saba.
4 qualche: la ripetizione dell’aggettivo indefinito concorre a determinare il tono colloquiale e dimesso del componimento.
5 che viene che va: altra espressione colloquiale che contribuisce, insieme ad altri stilemi espressivi, a determinare il tono piano del dettato.
6 lupanare: bordello. Posto vicino ad osterie e case, anticipa la promiscuità umana descritta più dettagliatamente nei versi successivi.
7 detrito: è riferito sia agli uomini sia alle merci, accumulati pertanto da una medesima condizione.
8 dragone: è il termine che indica un soldato a cavallo.
9 tutte creature della vita e del dolore: vita e dolore accomunano tutte le creature; anche, e soprattutto (perché più autentiche per il poeta), quelle poste ai gradini più bassi della scala sociale.
10 più puro: “Il bisogno innato di fondere la sua vita a quella delle creature più umili e oscure”, descritto dal poeta triestino in Storia e cronistoria del Canzoniere, si traduce in un atto purificatorio: l’empatica partecipazione a quel mondo ha reso possibile il ritrovamento di una comune traccia di umanità.