Pubblicata per la prima volta su «Il Marzocco» del 9 agosto 1897, alla vigilia dell’anniversario della mai chiarita uccisione del padre, avvenuta il 10 agosto 1867, la poesia è stata inserita nella quarta edizione della raccolta Myricae, quella del 1897, dove compare nella sezione intitolata Elegie. Attraverso questi versi, infatti, Pascoli ricorda l'assassinio, avvenuto in una sera d'estate (il 10 Agosto, giorno del martire San Lorenzo). A ciò forse s'aggiunge l'altro evento drammatico di rottura dell'idillio familiare, ovvero il matrimonio (fortemente osteggiato dal poeta) della sorella Ida, nel 1895. Il ricordo perturbante del delitto torna anche in altri testi, come Il lampo e La cavalla storna.
La morte è dunque la protagonista di questa poesia, in cui, in un'atmosfera decisamente patetica, anche il cielo piange stelle cadenti. L'autore sceglie infatti di esprimere tutto il prorpio dolore attraverso un paragone col mondo naturale, di gusto simbolista: l'assassinio del padre è affiancato nella narrazione all'uccisione di una rondine, entrambi stavano tornando verso il proprio nido, portando doni per i figli che li attendevano. Questo evento drammatico apre una serie di lutti famigliari, e dà inizio alla disgregazione del nido, che Pascoli aspirerà a ricostituire per tutta la vita.
Metro: sei quartine di decasillabi e novenari, la rima è alternata.
- San Lorenzo, io lo so perché tanto
- di stelle per l’aria tranquilla
- arde e cade, perché sì gran pianto
- nel concavo cielo 1 sfavilla.
- Ritornava una rondine al tetto:
- l’uccisero: cadde tra spini:
- ella aveva nel becco un insetto:
- la cena dei suoi rondinini.
- Ora è là, come in croce 2, che tende
- quel verme a quel cielo lontano;
- e il suo nido è nell’ombra, che attende,
- che pigola sempre più piano 3.
- Anche un uomo tornava al suo nido:
- l’uccisero: disse: Perdono;
- e restò negli aperti occhi un grido:
- portava due bambole in dono…
- Ora là, nella casa romita,
- lo aspettano, aspettano 4 in vano:
- egli immobile, attonito, addita
- le bambole al cielo lontano.
- E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
- sereni 5, infinito, immortale,
- oh! d’un pianto di stelle 6 lo inondi
- quest’atomo opaco del Male 7!
- San Lorenzo, io so perché nell’aria tranquilla [della notte]
- brillano e cadono tante stelle cadenti,
- perché questo fenomeno paragonabile a un grande pianto,
- sfavilla nella volta del cielo.
- Una rondine stava tornando al tetto [che ospitava il suo nido]:
- ma la uccisero, e cadde fra i rovi:
- ella portava nel becco un insetto:
- era la cena per i suoi piccoli.
- Ora è la, come crocefissa tra le spine, con ancora
- nel becco il verme, proteso al cielo ormai per lei lontano;
- e le sue piccole rondini nel nido buio, che attendono
- la madre col pasto, e pigolano sempre più debolmente.
- Allo stesso modo un uomo stava tornando a casa:
- lo uccisero, ma disse: "Perdono";
- negli occhi sbarrati si poteva vedere come un grido:
- l’uomo portava due bambole come dono [alle figlie]…
- Ora là, nella casa ormai solitaria,
- i suoi cari lo aspettano inutilmente:
- egli immobile, e come stupito, è come se indicasse
- le bambole al cielo sopra di lui.
- E tu, Cielo, che sovrasti anche gli altri pianeti indifferenti,
- tu che sei infinito e immortale,
- oh! fai scendere una pioggia di stelle e di lacrime, su questa
- briciola dell’universo, buia e succube dl Male!
1 concavo cielo: è la volta celeste, nella notte delle "stelle cadenti".
2 come in croce: evidente qui un parallelismo fra la rondine uccisa caduta tra le spine e Gesù in croce (cui già alludono gli "spini" del v. 6, che ricordano la crocifissione sul Golgota); è uno degli artifici per aumentare il tasso di patetismo del testo, come, più avanti, il pigolio dei rondinini o le "due bambole in dono" che, secondo il figlio, Ruggero Pascoli aveva con sé.
3 Il pigolio degli uccellini si fa sempre più debole perché sono sempre più affamati e senza energie per mancanza di cibo: il lutto colpisce quindi anche le creature più innocenti ed indifese del "nido".
4 lo aspettano, aspettano: la ripetizione ovviamente sottolinea, dal punto di vista della famiglia in apprensione, l'aspetto tragico di quella notte del 10 agosto 1867.
5 sereni: Gli altri pianeti del sistema solare sono sereni in quanto indifferenti a ciò che succede sulla Terra. Sembra di cogliere in questo passaggio un accento leopardiano, in particolare alla riflessione (si pensi alle Operette morali o al Canto notturno di un pastore errante dell'Asia) sull'indifferenza della Natura per il dolore dell'uomo.
6 pianto di stelle: analogia che sta a rappresentare la cascata di stelle della notte di San Lorenzo, ma allude anche esplicitamente al dolore privato del poeta, orfano di padre.
7 quest'atomo opaco del Male: la Terra è una piccolissima parte dell’universo, come un atomo di materia, ed è opaco perché - nella prospettiva di Pascoli - non illuminato dalla luce del Bene e della giustizia.