I pluralisti e la filosofia di Empedocle di Agrigento

L'eleatismo aveva introdotto una più forte esigenza di rigore logico, e complicato la questione fisica. Nasce allora un nuovo naturalismo rappresentato da Empedocle, Anassagora, Leucippo e Democrito, i cosiddetti pluralisti; in reazione all’eleatismo si tenta di rendere conto del divenire e della sua struttura.
 
Parallelamente, dopo i ragionamenti ferrei di Parmenide e Zenone, la seconda fisica si pone il problema di come conosciamo le cose. Nell’universo fisico di Empedocle di Agrigento (circa 490 a.C. – circa 430 a.C) ci sono quattro elementi non riducibili l’uno all’altro, dunque quattro arché, che Empedocle chiama "radici": acqua, fuoco, terra, aria. Quando si uniscono qualcosa nasce, quando si dividono qualcosa muore.
Le radici sono mosse da due forze: l’amore unisce, la contesa divide, e ciò avviene ciclicamente generando due fasi cosmiche polari - l’uniformità e il caos - delle quali il mondo come lo conosciamo rappresenta uno stadio intermedio. Secondo Empedocle conosciamo le radici e le due forze cosmiche grazie alla presenza in noi di quegli stessi elementi: il simile si conosce per mezzo del simile; si avvia una vera e propria ricerca gnoseologica.
 
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.