Introduzione
Considerato tra i più grandi studiosi europei, Thomas Gray nasce a Londra nel 1716 e poi completa i propri studi a Eton 1 insieme a Horace Walpole (1717-1797), in compagnia del quale Gray completa il Grand Tour 2. Thomas Gray si laurea in seguito a Cambridge dove diviene professore di Storia Moderna nel 1768, dedicandosi agli studi e alla ricerca. Gray rascorse molte estati in Scozia e nella regione del Lake District, nel nord-ovest dell’Inghilterra, una zona che diverrà famosa soprattutto grazie a William Wordsworth (1770-1850), Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) e i “poeti laghisti”. Tra le altre opere di Gray, possiamo citare l’ode pindarica The progress of poesy (1754), Il bardo (1757) e La discesa di Odino (1761).
La poetica di Gray si presenta sotto un duplice aspetto: da un lato si basa su uno stile molto raffinato e ricercato, da studioso accademico quale egli era, riscontrabile in opere come Ode on a distant prospect of Eton College (1742); dall’altro celebra, con toni sentimentali e patetici che preannunciano il Romanticismo, la vita e la morte di ignoti sepolti in un cimitero di campagna, come nell’Elegy written in a country churchyard (Elegia scritta in un cimitero campestre, 1751), che è anche il suo poema più noto e amato e che ebbe un immediato successo, contribuendo all’affermazione su scala europea della poesia sepolcrale. Con “poesia sepolcrale” si intende un genere poetico diffusosi a cavallo tra XVIII e XIX secolo il cui tema privilegiato è la “meditazione sulla morte” e il cui tono prevalente è quello della commiserazione nostalgico-malinconica per il tempo che scorre inesorabile o per le persone amate che non ci sono più. Il genere, assai vicino alla sensibilità romantica e allo sviluppo di riflessioni intime ed autobiografiche, ha tra i suoi precursori Thomas Parnell (1679-1718), che compone il Canto notturno sulla morte (A Night-piece on Death) e Edward Young (1683-1765), che compone il poema Complaints. Night thoughts on Life, Death and Immortality tra 1742 e 1745. In Italia, tipici della sensibilità “sepolcrale” sono I cimiteri (1806) di Ippolito Pindemonte (1753-1828) e ovviamente il carme Dei Sepolcri di Ugo Foscolo (1778-1827).
Contenuto e tematiche
L’Elegy written in a country churchyard di Gray si rifà a molte altre poesie inglesi dell’epoca che esplorano il tema della morte per renderlo più famigliare al proprio pubblico; nonostante l’esistenza di questa tradizione 3, Gray non indugia sulle classiche immagini simboliche della morte. La sua descrizione dei luoghi, della luna, degli uccelli e della natura manca di quella connotazione tetra che caratterizza gli altri poemi contemporanei, tanto che Gray evita addirittura di usare il termine “grave” (ovvero “tomba”), sostituendolo con eufemismi. Il tratto fondamentale della Elegia è piuttosto quello della malinconia, che avvicina questo componimento al clima preromantico europeo e al pensiero di Rousseau, con il suo richiamo all’importanza di sentimenti e passioni. In Italia l’atteggiamento malinconico e patetico di Gray si trova, in modi di versi, nella poesia di Vittorio Alfieri (1749-1803) e in quella di Pindemonte, soprattutto dopo la traduzione dell’Elegia a cura di Melchiorre Cesarotti (1730-1808). L’influsso più cospicuo è comunque quello sui Sepolcri foscoliani che, soprattutto nella prima parte, rimandano esplicitamente al gusto e alla sensibilità di Gray. In particolare, l’incipit dei Sepolcri (vv. 1-3: “All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne | confortate di pianto è forse il sonno | della morte men duro? [...]”) ricorda da vicino un passo dalla Elegia:
Can storied urn or animated bust |
Possono un’urna istoriata o un busto che sembra vivo |
Se in entrambi i testi i due poeti sottolineano come la morte eguagli le sorti degli umili e dei potenti e celebrino quella che Foscolo definisce “celeste corrispondenza di amorosi sensi” (vv. 29-30) garantita dal sepolcro, sono rilevanti anche alcune differenze. Innanzitutto, Foscolo celebra in successione il valore affettivo, civile, politico e poetico della tomba, mentre Gray, sin dai primi versi, si concentra sull’elogio della gente comune, secondo una prospettiva che considera negativamente la fama e il potere, in quanto realtà illusorie che non sopravvivono agli uomini. Diverso anche il punto di approdo del loro ragionamento: se per Foscolo spetta alla poesia eternare il ricordo degli eroi (vv. 292-295: “E tu, onore di pianti, Ettore, avrai, | ove fia santo e lagrimato il sangue | per la patria versato, e finchè il Sole | risplenderà su le sciagure umane”), per Gray fonte di consolazione è l’esistenza di Dio, che sa può vedere anche le vite più mediocri e modeste, che si concludono senza che nessuno se ne accorga.
L’Elegy, composta probabilmente per ricordare la morte dell’amico Richard West nel 1742, si apre sulla contemplazione di un piccolo cimitero di campagna al crepuscolo - probabilmente quello di Stoke Poges, nel Buckinghamshire - che porta Gray a riflettere sui morti che vi sono sepolti (vv. 1-12). Gray, nella calma del giorno che muore, ascolta il verso di un gufo (vv. 9-12: “Save that from yonder ivy-mantled tower | the moping owl does to the moon complain | of such, as wandering near her secret bower, | molest her ancient solitary reign”), che introduce alla tematica sepolcrale, proiettata sullo sfondo di una campagna silenziosa e inviolata. Queste le prime quattro stanze del testo:
The curfew tolls the knell of parting day, Now fades the glimmering landscape on the sight, save that from yonder ivy-mantled tower Beneath those rugged elms, that yew-tree's shade, |
La campana batte il rintocco del crepuscolo, Ora il luccicante paesaggio svanisce alla vista, tranne dove, dalla torre coperta di edera laggiù, Sotto quei robusti olmi, quell’ombra dei tassi, |
Nei versi successivi (vv. 13-28) il poeta focalizza, attraverso le tombe, il significato della morte per la gente semplice (v. 16: “the rude forefathers”) che abita quel borgo rurale in comunione con la Natura. Al contrario, le stanze seguenti descrivono per opposizione la vita in terra dei ricchi e dei potenti (vv. 29-44): tutti il loro potere sarà vanificato dalla morte, e quindi è inutile per Gray ostentare la propria ricchezza (ad esempio, con sfarzosi monumenti funebri) o - peggio ancora - farsi gioco della gente più semplice e modesta. Come si dice ai vv. 33-36:
The boast of heraldry, the pomp of power, |
Il vanto dell’araldica, lo sfarzo del potere, |
Tutti i beni terreni (la nobiltà, il potere, la bellezza esteriore, i beni accumulati) sono dunque inutili e illusori. Il tema della sostanziale uguaglianza degli uomini è riaffermato anche poco più avanti (vv. 45-76), dove Gray sviluppa il ragionamento per cui molti degli ignoti sepolti nel cimitero campestre davanti ai suoi occhi avrebbero potuto diventare famosi, nel bene o nel male, se non fossero stati limitati dalle circostanze di una nascita in un ambiente povero e sottosviluppato (vv. 59-60: “Some mute inglorious Milton here may rest | Some Cromwell guiltless of his country's blood”). Il concetto, senz’altro innovativo per un intellettuale dell’epoca, apre la seconda parte dell’Elegia, dove Gray sviluppa in particolar modo gli aspetti sentimentali e patetici del sepolcro: la contemplazione delle umili e grezze tombe dei contadini del borgo (vv. 77-92) suggerisce al poeta l’immagine che il morto chiede a chi è di passaggio almeno una lacrima o un sospiro per il suo destino. L’affetto per il defunto trova nella tomba un punto di riferimento ideale, mentre da essa si alza la voce della Natura. Gray aggiunge poi (vv. 93-116) la vicenda di un uomo dalla testa canuta (v. 97: “some hoary-headed swain”) che prima di morire era solito vagare per quelle terre e che può essere inteso come una controfigura del poeta stesso.
L’Elegia si chiude con un Epitaffio di tre stanze (vv. 117-128) che descrive la tomba del poeta, sulla quale il narratore sta meditando. Qui si spiega che il poeta era giovane e sconosciuto (v. 118: “a youth to fortune and to fame unknown”), afflitto dalla malinconia ma dall’animo buono e sincero, che ha trovato nella morte un amico:
Here rests his head upon the lap of earth Large was his bounty, and his soul sincere, No farther seek his merits to disclose, |
Qui giace la sua testa sotto un cumulo di terra, La sua bontà era vasta, e la sua anima sincera, Non provare a svelare oltre i suoi meriti, |
Stile e metrica
Nonostante le tematiche di stampo pre-romantico, lo stile di Gray è sicuramente molto classico e trae molti spunti dalla tradizione, in accordo con la convinzione del poeta stesso per cui “the language of the age is never the language of poetry” 4. Nonostante il titolo, la forma non è propriamente quella dell’elegia (che identifica un componimento in distici di tematica triste o malinconica e magari commemora un affetto caro, come nel carme 101 di Catullo) ma piuttosto quella dell’ode. Del modello dell’elegia si riprende allora più che la struttura il concetto della riflessione sulla morte e sul significato della condizione umana. L’Elegia scritta in un cimitero campestre è composta in heroic quatrains, ovvero quartine in pentametro giambico 5 a rima alternata ABAB.
1 La più famosa e prestigiosa scuola del Regno Unito.
2 Il Grand Tour era un lungo viaggio d’istruzione effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea che volevano perfezionare la propria educazione. Entrò in voga dal XVII secolo e si chiamava Tour poiché partenza e arrivo erano in una medesima città. I giovani si spostavano a piedi, o al massimo a cavallo, soli, nel corso di diversi mesi. I luoghi privilegiati del Grand Tour erano Italia e Grecia, considerate le “culle” della cultura classica.
3 Ad esempio, Young nei suoi Night thoughts insiste, secondo una prospettiva religiosa, sulla consolazione assicurata dalla fede nell’aldilà.
4 Traduzione: “Il linguaggio dell’epoca non è mai il linguaggio della poesia”; Gray lo afferma in una lettera a Richard West.
5 Un giambo è una coppia di sillabe composta da una sillaba non accentata seguita da una sillaba accentata, e il pentametro giambico (ovvero un verso di cinque giambi, per un totale di dieci sillabe) è la struttura più comune in inglese, resa celebre soprattutto dai sonetti shakespeariani.