Introduzione
La Pentecoste, il più noto ed importante inno sacro manzoniano, viene composta tra il 1817 e il 1822, anno della sua pubblicazione. Si tratta di un periodo fondamentale per la produzione letteraria e la riflessione poetica di Alessandro Manzoni, che non a caso proprio in questi anni lavora ad alcune opere molto importanti: il saggio sulla Morale Cattolica (1819), le “odi civili” di Marzo 1821 (1821) e del Cinque maggio (1821), le tragedie di Adelchi (1822) e del Conte di Carmagnola (1820). E non si dimentichi che nel 1821 Manzoni inizia la stesura del Fermo e Lucia, da cui nel 1827 vedrà la luce la prima edizione dei Promessi sposi, di cui ritroviamo qui molti elementi in nuce.
La Pentecoste - attraverso la festività che cade 49 giorni dopo la Pasqua per ricordare la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e quindi la nascita della Chiesa - sviluppa il tema della novità del messaggio cristiano, che si rivolge democraticamente a tutti gli uomini e le donne.
Analisi
La struttura del testo è composta da tre ampie sezioni, in cui si suddivide il ragionamento di Manzoni. Nella prima (vv. 1-48), il poeta traccia una storia universale della Chiesa, dalla crocifissione sul Golgota alla predicazione apostolica per mezzo del miracolo della polilalìa. Poi si spiega (vv. 49-80) che il messaggio cristiano è davvero democratico perché, di fronte alle ingiustizie e alle iniquità del mondo pagano, proclama la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza di tutti gli uomini. Le ultime strofe (vv. 81-144), organizzate come un’invocazione a Dio stesso, sottolineano l’effetto positivo della discesa dello Spirito Santo sull’umanità e - in coerenza con il progetto ideologico di tutti gli Inni - ribadiscono il valore universale e collettivo della fede, che, per essere davvero tale, deve superare individualismi e particolarismi degli uomini.
Dal punto di vista stilistico, La Pentecoste è un’ode assai complessa, che si ispira ai modelli dell’oratoria sacra (in particolare francese), allo stile biblico e dei Salmi, alla musica sacro-liturgica. Questo stile solenne ed aulico richiede allora una struttura retorica elaborata e complessa, in cui abbondano i parallelismi, le apostrofi, gli iperbati e gli enjambements.
Parafrasi
metro: diciotto strofe di otto settenari ciascuna; l’ultimo verso di ogni strofe è tronco e in rima con gli altri a coppie di due, gli altri alternano versi sdruccioli e piani con schema di rime: abcbdeef | ghihlmmf.
- Madre de’ Santi 1, immagine
- della città superna 2,
- del sangue incorruttibile 3
- conservatrice eterna 4;
- tu che, da tanti secoli 5,
- soffri, combatti e preghi,
- che le tue tende spieghi
- dall’uno all’altro mar 6;
- campo di quei che sperano;
- Chiesa del Dio vivente 7,
- dov’eri mai? 8 qual angolo
- ti raccogliea nascente,
- quando il tuo Re, dai perfidi 9
- tratto a morir sul colle,
- imporporò le zolle
- del suo sublime altar 10?
- E allor che dalle tenebre
- la diva spoglia 11 uscita,
- mise il potente anelito
- della seconda vita;
- e quando, in man recandosi
- il prezzo del perdono 12,
- da questa polve al trono
- del Genitor salì;
- compagna del suo gemito 13,
- conscia de’ suoi misteri,
- tu, della sua vittoria 14
- figlia immortal, dov’eri?
- In tuo terror sol vigile,
- sol nell’obblio secura,
- stavi in riposte mura,
- fino a quel sacro dì 15,
- quando su te lo Spirito
- rinnovator 16 discese,
- e l’inconsunta fiaccola
- nella tua destra accese;
- quando, segnal de’ popoli,
- ti collocò sul monte,
- e ne’ tuoi labbri 17 il fonte
- della parola aprì.
- Come la luce rapida
- piove di cosa in cosa,
- e i color vari suscita
- dovunque si riposa 18;
- tal risonò moltiplice
- la voce dello Spiro:
- l’Arabo, il Parto, il Siro
- in suo sermon 19 l’udì.
- Adorator degl’idoli,
- sparso per ogni lido,
- volgi lo sguardo a Solima 20,
- odi quel santo grido 21:
- stanca del vile ossequio 22,
- la terra a LUI ritorni:
- e voi che aprite i giorni
- di più felice età 23,
- spose, che desta il subito
- balzar del pondo ascoso;
- voi già vicine a sciogliere
- il grembo doloroso 24;
- alla bugiarda pronuba 25
- non sollevate il canto:
- cresce serbato al Santo
- quel che nel sen vi sta.
- Perché, baciando i pargoli,
- la schiava 26 ancor sospira?
- E il sen che nutre i liberi
- invidïando mira?
- Non sa che al regno i miseri
- seco il Signor solleva?
- Che a tutti i figli d’Eva
- nel suo dolor pensò? 27
- Nova franchigia 28 annunziano
- i cieli, e genti nove;
- nove conquiste, e gloria
- vinta in più belle prove 29;
- nova, ai terrori immobile
- e alle lusinghe infide,
- pace, che il mondo irride,
- ma che rapir non può 30.
- O Spirto! supplichevoli
- a’ tuoi solenni altari;
- soli per selve inospite;
- vaghi in deserti mari;
- dall’Ande algenti al Libano,
- d’Erina 31 all’irta Haiti,
- sparsi per tutti i liti 32,
- uni per Te di cor,
- noi T’imploriam! Placabile
- spirto, discendi ancora,
- a’ tuoi cultor propizio,
- propizio a chi T’ignora;
- scendi e ricrea; rianima
- i cor nel dubbio estinti;
- e sia divina ai vinti
- mercede il vincitor 33.
- Discendi Amor 34; negli animi
- l’ire superbe attuta:
- dona i pensier che il memore
- ultimo dì 35 non muta;
- i doni tuoi benefica
- nutra la tua virtude;
- siccome 36il sol che schiude
- dal pigro germe il fior;
- che lento poi sull’umili 37
- erbe morrà non colto 38,
- né sorgerà coi fulgidi
- color del lembo sciolto,
- se fuso a lui nell’etere
- non tornerà quel mite
- lume, dator di vite,
- e infaticato altor.
- Noi T’imploriam! Ne’ languidi
- pensier dell’infelice
- scendi piacevol alito 39,
- aura consolatrice:
- scendi bufera ai tumidi
- pensier del violento:
- vi spira uno sgomento
- che insegni la pietà 40.
- Per Te sollevi il povero
- al ciel 41, ch’è suo, le ciglia,
- volga i lamenti in giubilo,
- pensando a Cui somiglia:
- cui fu donato in copia,
- doni con volto amico,
- con quel tacer pudico,
- che accetto il don ti fa.
- Spira de’ nostri bamboli
- nell’ineffabil riso 42;
- spargi la casta porpora 43
- alle donzelle in viso;
- manda alle ascose vergini
- le pure gioie ascose;
- consacra delle spose
- il verecondo amor 44.
- Tempra de’ baldi giovani
- il confidente ingegno;
- reggi il viril proposito
- ad infallibil segno;
- adorna le canizie
- di liete voglie sante;
- brilla nel guardo errante
- di chi sperando muor.
- Madre dei Santi, immagine
- della città celeste,
- conservatrice del sangue incorruttibile di Cristo
- nell’eternità;
- tu che, da tanti secoli,
- soffri, combatti e preghi,
- e il tuo dominio si dispiega
- da un mare all’altro;
- riparo di coloro che sperano;
- Chiesa del Dio vivente,
- dove ti trovavi? Quale luogo
- remoto ti ospitava,
- quando Cristo, portato dai malvagi
- a morire sul Golgota,
- fece diventare rosse di sangue le zolle
- del suo celeste altare?
- E quando uscita dalle tenebre
- il corpo divino
- emise il respiro potente
- della seconda vita;
- e quando, portando nelle sue mani
- il prezzo del perdono,
- ascese da questa polvere
- al trono del Padre;
- compagna dei suoi lamenti,
- conoscitrice dei suoi misteri,
- tu, figlia immortale della sua
- vittoria, dove ti trovavi?
- Vigile solo nel terrore,
- sicura solo se dimenticata,
- stavi al sicuro nel Cenacolo,
- fino a quel sacro giorno,
- quando discese su di te
- lo Spirito del rinnovamento,
- e la fiaccola inestinguibile della fede
- venne accesa nella tua mano destra;
- quando ti collocò in alto,
- a guida dei popoli,
- e fece scaturire dalle tue labbra
- la fonte della parola.
- Come la luce si sposta
- velocemente di cosa in cosa,
- e fa brillare i vari colori
- ovunque si ferma;
- allo stesso modo risuonò in lingue diverse
- la voce dello Spirito:
- il suo sermone venne udito
- dagli arabi, dai parti e dai siriani.
- Adoratore degli idoli,
- che ti trovi in ogni paese,
- volgi il suo sguardo verso Gerusalemme,
- ascolta quel grido santo:
- che la terra, stanca di quel culto vile,
- ritorni a LUI:
- e voi spose che date la vita
- a una generazione più felice,
- che siete svegliate dall’improvviso
- sussultare del peso
- che portate nascosto in grembo;
- voi già prossime al doloroso parto;
- Non innalzate preghiere
- alla bugiarda protettrice:
- colui che vi cresce dentro
- è riservato a Dio.
- Perché la schiava, baciando i figli,
- continua a sospirare?
- E osserva invidiosa
- quel seno che nutre i figli che saranno uomini liberi
- Non sa che il Signore
- porta con se nel suo regno i miseri?
- Che nel suo dolore si ricordò
- di tutti gli uomini?
- I cieli annunciano una nuova libertà,
- e nuove genti libere;
- nuove conquiste, e una gloria
- vinta con imprese più alte;
- una nuova pace, indifferente alla paura
- e alle infide lusinghe,
- che gli uomini irridono
- ma che non possono portare via.
- O Spirito! supplichevoli
- davanti ai tuoi altari solenni;
- soli in boschi inospitali;
- vanganti per mari deserti;
- dalle gelide Ande al Libano,
- dall’Irlanda alla brulla Haiti,
- sparsi in ogni luogo,
- ma uniti nella fede per Te.
- Noi ti imploriamo! Spirito
- che perdona, scendi nuovamente,
- benevolo su coloro che ti pregano,
- benevolo anche a chi ti ignora;
- Scendi e rigenera: rianima
- i cuori che sono morti nel dubbio;
- e lo Spirito vincitore dia una ricompensa divina
- per coloro che si sono arresi.
- Discendi come amore; attenua
- negli animi la rabbia:
- dona quel pensiero che i ricordi
- dell’ultimo giorno non riescono a modificare;
- la tua benefica virtù
- nutra i tuoi doni;
- così come il sole fa dischiudere
- il fiore dalla pigra gemma.
- Che poi morirà avvizzito e incolto
- sulla bassa terra,
- e non risorgerà con gli splendenti
- colori della corolla aperta,
- se non tornerà su di lui quella
- lieve luce diffusa nell’aria,
- che dona vita,
- e la alimenta instancabilmente.
- Noi ti imploriamo! Scendi,
- spirito consolatore,
- con un alito di consolazione
- nei tristi pensieri dell’infelice:
- scendi come bufera agli aggressivi
- pensieri del violento:
- ispiragli uno stupore
- che insegni la pietà.
- Per opera Tua possa il povero alzare
- al cielo, che gli appartiene, gli occhi,
- trasformi i lamenti in felicità,
- pensando a Colui al quale somiglia:
- colui che ricevette cose in abbondanza,
- doni in modo amichevole,
- con quel silenzio pudico,
- che rende il dono facile da accettare.
- Diffonditi nel riso puro
- dei nostri bambini;
- spargi un casto rossore
- sul viso delle fanciulle;
- manda alle suore
- le gioie nascoste della purezza;
- consacra l’amore pudico
- delle spose.
- Tempra l’intelligenza troppo sicura
- dei giovani baldanzosi;
- Sorreggi i propositi degli uomini risoluti
- fino all’infallibile obiettivo;
- allieta la vecchiaia
- di desideri felici e puri;
- brilla nello sguardo errante
- di chi muore continuando a sperare.
1 Madre de’ Santi: la madre dei santi è la Chiesa, dove per “santi” si intendono tutti coloro che, in virtù del battesimo e dei sacramenti, sono puri di fronte a Dio. L’interrogativa iniziale (vv. 1-11), in linea con i propositi ideologici degli Inni sacri, traducono il pensiero di una immaginaria comunità di fedeli, che elencano le caratteristiche della Chiesa medesima, ovvero l’essere immagine della “città di Dio” celeste (vv.1-2), l’essere il tramite del sacramento dell’Eucarestia (vv. 3-4), l’essere paladina de sofferenti (vv. 5-8) e di chi spera in un mondo migliore (v. 9), l’essere corpo di Dio (v. 10).
2 città superna: la “città” è ovviamente la Gerusalemme celeste, ove risiederanno gli spiriti beati.
3 sangue incorruttibile: è il sangue incorrutibile di Cristo, celebrato nel rito dell’Eucarestia.
4 conservatrice eterna: la Chiesa è tale perché il mistero del’Eucarestia si rinnova ogni volta che è celebrato.
5 da tanti secoli: Manzoni allude qui, in maniera apologetica, all’epopea secolare della Chiesa, che ha superato persecuzioni e violenze per affermare il messaggio di Gesù.
6 Per alzare il livello stilistico dell’invocazione, Manzoni ricorre a precise citazioni intertestuali: l’immagine della Chiesa che domina da un mare all’altro si trova sia nei Salmi (LXXXI, 8) sia nella prima Lettera a Timoteo (3, 15) di San Paolo.
7 Dio vivente: perché Dio è sempre presente nell’animo dei suoi fedeli.
8 La risposta alla serie di interrogative di apertura giunge solo a partire dal v. 29, creando un effetto di attesa e suspense drammatica.
9 perfidi: riferimento ai Giudei, che, con la condanna di Gesù Cristo, si sarebbero macchiati di deicidio. Fino al Concilio Vaticano II (1962-1965) nella liturgia del Venerdì santo era presente la formula di preghiera “pro perfidis Judaeis”.
10 suo sublime altar: il monte Golgota è il primo altare di Cristo, quello dove è sgorgato il suo sangue. In tal senso, esso è “sublime” poiché la morte di Cristo è elemento fondamentale per la sua risurrezione e quindi per il suo messaggio di vita eterna. È un’immagine che si ritrova già nel libro dell’Esodo (20, 24)
11 diva spoglia: cioè, Cristo resuscitato.
12 il prezzo del perdono: Manzoni si riferisce, con un’immagine delle Scritture, al martirio.
13 del suo gemito: si allude all’episodio dell’orto del Getsemani, dove Gesù si ritira con i discepoli poco prima di essere tradito da Giuda.
14 sua vittoria: si sottintende sulla morte, che Cristo ha sconfitto nella Resurrezione.
15 sacro dì: la Pentecoste, che nel rito cristiano celebra la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli per la loro attività di predicazione della parola di Dio.
16 Spirito rinnovator: un’altra citazione dai Salmi (103, 30), che ben si adatta al tono di preghiera della Pentecoste.
17 labbri: le labbra da cui scaturisce la Parola di Dio sono quelle degli apostoli.
18 Manzoni sfrutta l’analogia tra la diffusione della luce e il miracolo dello Spirito Santo, alludendo all’illuminazione interiore di chi è toccato dalla parola di Dio.
19 in suo sermon: non sono gli Apostoli a parlare diverse lingue, ma coloro che ascoltano a sentire ciò che essi dicono nella propria. Secondo la narrazione degli Atti degli Apostoli, la discesa dello Spirito Santo diede agli Apostoli la facoltà di essere intesi in tutte le lingue del mondo (si parla cioè di polilalìa).
20 Solima: il nome latino di Gerusalemme è Hyerosolima.
21 santo grido: ovvero la parola del Vangelo.
22 La venerazione degli idoli pagani è quindi motivo di abbassamento morale e di errore.
23 più felice età: perché è la generazione nata dopo l’annuncio della parola di Cristo.
24 il grembo doloroso: eco biblica (Genesi 3, 16: “Partorirai i tuoi figli nel dolore”).
25 bugiarda pronuba: fa riferimento a Giunone Lucina, protettrice delle partorienti nel pantheon latino.
26 la schiava: nella figura della schiava vengono palesate le differenze sociali delle società pagane, che Manzoni immagine annullate dalla parola di Dio.
27 Tutti gli Inni hanno uno spiccato accento democratico, nel tentativo di armonizzare il Cristianesimo con i grandi rinnovamenti sociopolitici a cavallo tra Settecento e Ottocento, quali la Rivoluzione francese.
28 Nova franchigia: la crocifissione ha rinnovato la Storia umana; la libertà cui si fa riferimento è dunque quella dal peccato.
29 belle prove: le prove sono belle perché rivolte allo spirito evangelico.
30 Nella strofe si nota un’eco dalla quarta Bucolica di Virgilio, dove è descritta la mitica “età dell’oro”.
31 Erin: nome antico dell’Irlanda, è una voce dotta che innalza il dettato del passo.
32 sparsi per tutti i liti: l’unione di tutti gli uomini fa riferimento all’invocazione a Dio della messa di Pentecoste.
33 il vincitor: Dio, pur essendo colui che conquista il mondo, si concede come premio a tutti gli uomini.
34 Discendi Amor: riprende qui l’invocazione allo Spirito Santo, di cui “Amor” è un complemento predicativo.
35 ultimo dì: perché al momento della morte si ripensa alla vita.
36 Siccome: la similitudine qui introdotta è riferita al potere rigeneratore della grazia.
37 umili: nel senso etimologico di “piegati verso terra”.
38 non colto: in questi versi c’è un rimando all’episodio della morte di Eurialo e Niso nell’Eneide (IX, 435-436).
39 piacevol alito: la metafora del vento è di tradizione biblica.
40 La battaglia ingaggiata dallo Spirito Santo nell’animo del violento è feroce, ma alla fine vede lo Spirito Santo vittorioso. I toni sono assai simili a quelli della notte dell’Innominato all’interno dei Promessi sposi.
41 il povero al ciel: l’espressione riprende il Vangelo di Luca (6, 20), dove si ricorda che: “Beati pauperes quia vestrum est regnum Dei”.
42 Ineffabil riso: i bambini sono ancora incorrotti e spontaneamente vicini a Dio.
43 Casta porpora: tratto tipico delle donne ritratte dal Manzoni.
44 verecondo amor: altro tratto tipico manzoniano è quello del pudore nelle faccende sentimentali, come poi verrà esemplificato da Lucia o da Ermengarda nel coro dell’atto quarto dell’Adelchi.