Lettura e commento di Meriggiare pallido assorto di Eugenio Montale, a cura di Andrea Cortellessa.
Meriggiare pallido assorto fa parte della raccolta Ossi di seppia. In questa raccolta, e soprattutto in questa poesia, Montale si distanzia dal modello dannunziano con cui è costretto a confrontarsi: utilizza gli scenari di D'Annunzio, ma con una diversa sensibilità e partecipazione all'esistenza che ricorda quella di Leopardi. Meriggiare coglie il dramma della "vita strozzata" di Montale: l'uomo vive senza cogliere il senso vero della sua esistenza, ma è bloccato in questa sua ricerca, come il poeta camminando lungo un muro a secco è impossibilitato ad attraversarlo a causa di un mucchio di "cocci aguzzi di bottiglia". Aspetto che colpisce dell'intera poesia è la mancata partecipazione del soggetto alla scena che sta descrivendo, sintomatico è l'uso dell'infinito sostantivato, come se il soggetto fosse compresso e assente.
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.
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Montale, "Meriggiare pallido e assorto": analisi e commento
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