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Montale, “Antico, sono ubriacato dalla voce”: parafrasi e commento

Introduzione

 

La poesia fa parte del poemetto Mediterraneo, composto nel 1924 e collocato al centro degli Ossi di seppia, quasi come una sezione a sé stante. Mediterraneo è caratterizzato da un particolare impianto narrativo e riflessivo, che ruota attorno al rapporto col mare, allegoria della condizione esistenziale del poeta.

In Antico, sono ubriacato dalla voce... Montale mette a confronto due piani temporali e insieme esistenziali. Nel passato dell’infanzia l’io si identifica in modo panico col mare e ne condivide il carattere di totalità: il mare rappresenta infatti, nel ricordo autobiografico del poeta, un principio vitale indeterminato e omnicomprensivo, in cui l’esistenza del singolo si scioglie armonicamente. Nel presente della vita adulta il soggetto acquista invece un’identità specifica, respingendo la “legge” (v. 16) del mare. L’io lirico diventa così un detrito, una scoria che non si può più integrare in un’unità superiore ma viene espulsa dal tutto e condannata a un sentimento di alienazione. Oltre a rappresentare il passaggio alla vita adulta, la poesia è anche segno di una svolta poetica: abbandonando il mito antropocentrico dell’unità di uomo e natura, tipico dell’estetica simbolista, Montale propone una visione della poesia basata sul coraggio “etico” di accettare un mondo disarmonico e diviso al suo interno.

Lo stile solenne e raziocinante è imperniato su periodi lunghi e sintatticamente complicati tramite anastrofi (v. 8: “e annuvolano l’aria le zanzare”), inarcature e costruzioni ipotattiche. Come accade spesso in Montale, i richiami fonico-ritmici non sono esibiti (notiamo solo qualche rima baciata, come quella in -ento, ai vv. 11, 13, 14) ma dissimulati in una rete che lega i versi tra loro creando una musicalità diffusa e ricercata. A questo proposito segnaliamo leassonanze (lontane : zanzare, vv. 5-8), l’allitterazione (“sbatti sulle sponde”, v. 19, di valore anche onomatopeico) e l’uso di vocaboli sdruccioli a fine verso (vv. 2-4).


Metrica
: Componimento di ventuno versi liberi di lunghezza variabile, in prevalenza endecasillabi e settenari.

  1. Antico 1, sono ubriacato dalla voce
  2. ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
  3. come verdi campane 2 e si ributtano
  4. indietro e si disciolgono 3.
  5. La casa delle mie estati lontane 4,
  6. t'era accanto, lo sai,
  7. là nel paese dove il sole cuoce
  8. e annuvolano l'aria le zanzare 5.
  9. Come allora oggi in tua presenza impietro 6,
  10. mare, ma non più degno
  11. mi credo del solenne ammonimento
  12. del tuo respiro 7. Tu m'hai detto primo
  13. che il piccino fermento
  14. del mio cuore non era che un momento
  15. del tuo; che mi era in fondo
  16. la tua legge rischiosa 8: esser vasto e diverso
  17. e insieme fisso 9:
  18. e svuotarmi così d'ogni lordura
  19. come tu fai che sbatti sulle sponde
  20. tra sugheri alghe asterie 10
  21. le inutili macerie del tuo abisso.
  1. Vecchio e venerabile mare, sono inebriato dal suono 
  2. delle tue onde quando, simili a bocche, si aprono
  3. come verdi campane che oscillano avanti e indietro
  4. colpendo la costa e ritirandosi.
  5. La casa in cui trascorrevo da piccolo le mie estati
  6. era vicino a te, lo sai,
  7. in quel paese in cui il sole brucia
  8. e le zanzare sono così tante da formare nubi nell’aria.
  9. Come nella mia infanzia anche oggi rimango sbigottito
  10. davanti a te, oh mare, ma non penso più
  11. di essere all’altezza del monito severo
  12. suggerito dal tuo movimento ritmico. Tu per primo
  13. mi hai detto che gli umili moti
  14. della mia vita interiore erano solo un frammento 
  15. della tua essenza; che dentro di me
  16. il tuo principio pericoloso agiva: cioè essere immenso,
  17. molteplice e contemporaneamente immutabile:
  18. e liberarmi dunque di ogni scoria
  19. come fai tu che getti sulle sponde
  20. in mezzo a sugheri, alghe e stelle marine
  21. gli avanzi inutili delle tue profondità.


Bibliografia:

E. Montale, Ossi di seppia, a cura di P. Cataldi e F. d’Amely, Milano, Mondadori, 2003.
P. V. Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Milano, Mondadori, 1978.
P. Cataldi, Montale, Palermo, Palumbo, 1991.

1 L’apostrofe diretta al mare produce un effetto di umanizzazione, perseguito anche attraverso la metafora che rappresenta il rumore dei flutti come una “voce” che esce da varie “bocche” aperte.

2 verdi campane: Montale inscatola una similitudine in una metafora: le bocche antropomorfe del mare sono paragonate a delle campane, la cui oscillazione richiama per analogia l’andirivieni dei flutti che si infrangono sulle sponde.

3 si disciolgono: il verbo è riferito alle campane, e vale qui per “passare” dalla quiete al moto, iniziando così a produrre dei suoni.

4 È la casa di Monterosso, nelle Cinque Terre, dove Montale da piccolo era solito trascorrere le vacanze estive.

5 La rievocazione dell’infanzia è marcata dall’uso dell’iperbole, che descrive la bruciante intensità del sole e l’enorme quantità di zanzare nell’aria, che ne è quasi rannuvolata.

6 impietro: da “impietrare” (“diventare di pietra”), verbo che richiama una celebre espressione dantesca (Inferno,XXXIII, v. 49, “Io non piangëa, sì dentro impetrai”), messa in bocca a Ugolino della Gherardesca per descrivere la propria tragedia.

7 respiro: riprende la doppia immagine su cui si gioca l’attacco del componimento, ovvero la personificazione del mare e il movimento oscillatorio dello stesso.

8 La legge che il poeta si prefissa è “rischiosa” perché minaccia l’individuo, concependolo come un frammento del “tutto” destinato ad essere espulso o riassorbito.

9 L’intensità filosofica e apodittica di questo passaggio è rafforzata dal realismo dell’immagine: fuor di metafora, la massa dell’acqua marina cambia forma in continuazione pur rimanendo fissa nella sua “vastità”.

10 asterie: “asteria” è un vocabolo scientifico che denota un genere di stelle marine della famiglia della Acanthasteridae. Esemplifica la tendenza - tipica degli Ossi - all’uso di un lessico tecnico, specifico ed estraneo alla lirica tradizionale.