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Freud e la "seconda topica": Eros e Thanatos

Sull’onda lunga dell’Interpretazione dei sogni Freud definisce la prima topica, che riunisce i tre livelli psichici del conscio, del preconscio e dell’inconscio e il cui compito è anche quello di chiarire e specificare la funzione della censura e il meccanismo della "rimozione". In seguito, avvertendo l’incompletezza e la parzialità di questo modello metapsicologico, Sigmund Freud ne rielabora profondamente la struttura, tanto da proporre - a partire dal saggio L’Io e l’Es del 1923 - un modello strutturale che rappresenti in maniera più precisa e complessa l’attività delle diverse “istanze” psichiche.

Sulla scorta della già nota antitesi tra principio di piacere e principio di realtà, Freud suggerisce l’idea di un conflitto tra una pulsione all’autorealizzazione di sé (identificabile come pulsione di vita ed incarnata dalla figura di Eros) e una tensione (auto)distruttiva, simbolizzata da Thanatos, dal greco θάνατος, il dio della Morte. La revisione metodologica riguarda anche i rapporti tra Io ed Inconscio, che ora sono più stretti e vincolanti, dato che l’Io è inteso come parziale adattamento della vita inconscia al contatto con la realtà che ci circonda. Al tempo stesso, s’aggiunge l’istanza del Super-io, depositario di una serie di norme e proibizioni (soprattutto di carattere socio-relazionale) e, contemporaneamente, modello ideale di comportamento cui tenderebbe il soggetto. È dunque nelle pagine dell’Introduzione alla psicoanalisi (pubblicata inizialmente tra 1915 e 1917, e poi in edizione completa nel 1932) che il filosofo viennese, in uno stile assai limpido e chiaro, si dedica a definire questa nota triade (Io, Es, Super-io):

Il povero Io [...] è costretto a servire tre severissimi padroni, deve sforzarsi di mettere d’accordo le loro esigenze e le loro pretese. Queste sono sempre fra loro discordanti e appaiono spesso del tutto incompatibili; nessuna meraviglia se l’Io fallisce così frequentemente nel suo compito. I tre tiranni sono: il mondo esterno, il Super-io, l’Es.

Nella misura in cui individua questi “tre tiranni”, è evidente che non sfugge affatto a Freud la presa di consapevolezza sui rapporti di forza vigenti all’interno del mondo psichico:

L’Io [...] è destinato a rappresentare le richieste del mondo esterno, ma al tempo stesso vuole essere il fedele servitore dell’Es, rimanere con l’Es in buona armonia, raccomandarglisi quale oggetto e attirarne su di sé la libido. [...] Aizzato così dall’Es, limitato dal Super-io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli influssi che agiscono in lui e su di lui; e si comprende perché tanto spesso non riusciamo a reprimere l’esclamazione: “La vita non è facile!”.

Ma bisogna tenere anche in considerazione l’elasticità del sistema freudiano (“in questa suddivisione della personalità in Io, Super-io ed Es, non dovete certo pensare a confini netti, come quelli tracciati artificialmente dalla geografia politica”) che ormai, più che una terapia di cura, va sempre più configurandosi come scienza di interpretazione complessiva della realtà e dei fenomeni umani. Ciò è confermato dalla missione civile che Freud annette alla psicoanalisi, e che svilupperà ulteriormente negli ultimi saggi prima della morte; gli “sforzi terapeutici della psicoanalisi” hanno infatti come obiettivo quello di:

[...] rafforzare l’Io, di renderlo più indipendente dal Super-io, di ampliare il suo campo percettivo e perfezionare la sua organizzazione, così che possa annettersi nuove zone dell’Es. Dov’era l’Es, deve subentrare l’Io. È un’opera di civiltà [...].