Giovanni Verga (1840-1922), tra le figure più rilevanti del panorama romanzesco ottocentesco, è il principale autore del Verismo italiano, quella corrente che - sull’eredità del Naturalismo francese e nel clima positivista degli anni Settanta ed Ottanta del secolo XIX - si propone la missione etica e letteraria di descrivere oggettivamente e realisticamente la “fiumana del progresso” che sta sconvolgendo il mondo antico e rurale dell’Italia di quegli anni. Prima di approdare ai capolavori romanzeschi de I Malavoglia e del Mastro-don Gesualdo, lo strumento letterario verghiano, rivisto e rielaborato in direzione dell’impersonalità e della narrazione corale (così che l’opera sembri essersi “fatta da sé”), conosce così un lungo perfezionamento. Dalle prime opere (come Eros, Tigre reale e Nedda) fino alle celebri raccolte di novelle (Vita dei campi e le Novelle rusticane), dove già compaiono alcune figure memorabili ed icastiche della dura legge di vita del mondo verista: da Rosso Malpelo al pastore Jeli, dalle regole non scritte della “cavalleria rusticana” all’ossessione del Mazzarò de La roba, la grandezza di Giovanni Verga sta anche nei suoi testi brevi.
Il corso, coordinato dalle videolezioni del Prof. Cortellessa ed arricchito dalle analisi dei testi verghiani più noti, offre anche una serie di esercitazioni per verificare la propria preparazione.