Il titolo della seconda raccolta poetica di Montale, Le occasioni (Einaudi, 1939), è seguito da un’indicazione cronologica (1928-1939), posta a indicare la data di composizione “ideale” dei testi. Nell’intenzione dell’autore Le occasioni rappresentano infatti un vero e proprio “secondo tempo” poetico, posteriore e conseguente agli Ossi di seppia. Nel primo libro l’io del poeta si muove in un mondo allucinato e inerte, in bilico tra ricerca etico-filosofica e “male di vivere”. Nelle Occasioni un “tu poetico” compare in modo prepotente, stravolgendo la prospettiva poetica degli Ossi, ed affiancandosi alla soggettività (spesso solitaria e chiusa in se stessa) del "male di vivere" che caratterizza la prima raccolta del 1925. Le occasioni potrebbero essere allora definite come una specie assai rara e particolare di canzoniere d’amore: le diverse ispiratrici femminili della poesia di Montale tendono a fondersi in unica donna-angelo, che combina paradossalmente valori religiosi e salvifici al senso di una perdita irreparabile.
Questo slancio insieme emotivo e filosofico è espresso attraverso la poetica degli oggetti (o "correlativo oggettivo" nella poetica di T. S. Eliot) fondamentale per Le occasioni. Lo stesso Montale ne ha chiarito l’importanza:
[...] bisognava esprimere l’oggetto e tacere l’occasione-spinta. Un modo nuovo […] di immergere il lettore in medias res, un totale assorbimento delle intenzioni nei risultati oggettivi” 1.
In varie poesie oggetti o situazioni in apparenza comuni scatenano il cosiddetto “istante privilegiato”, uno stato di grazia in cui il poeta conosce la realtà in modo più autentico ed evoca in modo quasi magico il ricordo della donna assente.
Alla base di questa poetica si trovano modelli contemporanei e antichi: la poesia insieme “corposa” e spirituale di Dante, il correlativo-oggettivo appunto di Eliot ed Ezra Pound, la tradizione della poesia metafisica inglese, da John Donne e William Shakespeare a Richard Browning. Ne Le occasioni Montale elabora e perfezionea questa linea di poetica fino a ottenere uno stile prezioso e scorciato, letterario ma al tempo stesso "nuovo" ed assai incisivo, con cui riuscire a comunicare una situazione esistenziale (complici anche i difficili anni della dittatura fascista e l'incombere della tragedia della guerra) per certi versi molto distante da quella degli Ossi di seppia. L’evocazione dell’amata si collega così a degli oggetti puntuali, come il lampeggiare di una petroliera (ne La casa dei doganieri), lo “squillo” di un picchio (Corrispondenze) o le polene emerse dal fondale (Punta del mesco). Particolarmente forte è l’immagine della cicogna in Sotto la pioggia, correlativo-oggettivo dell’“audace slancio vitale che spinge nuovamente il poeta verso la donna” 2:
Per te intendo
ciò che osa la cicogna quando alzato
il volo dalla cuspide nebbiosa
rèmiga verso la Città del Capo
(vv. 21b-24)
Dietro alla poetica degli oggetti si può anche intravedere l’ideologia di Montale, che non si accontenta della retorica aulica, rifiuta il simbolismo “facile” degli ermetici e insegue una “verità puntuale” e non assoluta 3. Quello delle Occasioni è così uno stile difficile, specialmente dal punto di vista sintattico: attraverso accumulazioni, ellissi, trattini Montale costruisce una poesia ritmica e concentrata, che raggiunge il suo vertice nei Mottetti. In questi ventuno componimenti brevi 4, descrizioni scorciate di situazioni e oggetti si alternano a sentenze aforismatiche, cioé delle "massime" di sapore filosofico, in cui l'autore, smessi i panni del poeta-vate dannunziano, cerca di sintetizzare la propria visione pessimistica del mondo. Ne risulta uno stile estremamente prezioso e cifrato. La sintassi è spesso improntata al dialogo col “tu poetico”: da qui l’uso frequente delle interrogative e di strategie per coinvolgere nel discorso l’interlocutore (ad esempio nel Mottetto I, v. 1: “Lo sai: debbo riperderti e non posso.”; o nel Mottetto XII, vv. 1-3: “Ti libero la fronte dai ghiaccioli | che raccogliesti traversando l’alte | nebulose”).
Per quanto riguarda lo spazio e le scenografie che fanno da "sfondo" alla sua poesia, Montale abbandona l’aridità del paesaggio ligure – pressoché dominante negli Ossi di seppia – per una variegata ambientazione nazionale e internazionale: Parigi (Buffalo), la Baviera (Lindau), l’Inghilterra (Eastbourne, Bank holiday), la Toscana (Tempi di Bellosguardo, Palio, Nuove stanze). Diversificando i luoghi Montale vuole “incarnare il senso complessivo di un continente e di una civiltà umanistica” 5 e, al tempo stesso, indagarne le possibilità e i limiti etici e conoscitivi. Attraverso riferimenti spaziali molto precisi, il poeta chiama cioè in causa una geografia “culturale” oltre che fisica.
L’uscita de Le occasioni segna non solo un cambio di poetica ma ha anche concreti effetti sulla fama e il successo di Montale in quanto poeta (e non a caso sono forse le prime due, insieme con La bufera e altro, le sue raccolte migliori). Molti intellettuali e lettori si riconoscono nella “risposta” fornita dal libro alla tragedia della guerra: Le occasioni infatti, oltre e attraverso la dimensione amorosa, sono una sdegnata denuncia della cultura di massa e delle sue conseguenze nefaste. Lo stile difficile e la chiusura nella dimensione privata sono mezzi per difendersi ma anche per attaccare: questo atteggiamento “impegnato” ma anche umanistico e borghese sancisce il successo del libro, tanto da creargli una vera e propria mitologia poetica:
Nonostante certa oscurità […] (e fors’anche in forza di essa), la parola di Montale esprimeva, insieme, un assoluto disincanto e uno strenuo ardore; non prospettava una posizione di resa incondizionata alle così dette forze del male, bensì un’inesausta ricerca di ogni minimo barlume di luce che desse forza al vivere 6.
Bibliografia essenziale:
- P. Cataldi, Montale, Palermo, Palumbo, 1991.
- P. V. Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Milano, Mondadori, 1978.
1 E. Montale, Intenzioni (Intervista immaginaria), in Sulla poesia, Milano, Mondadori, 1997, p. 567.
2 E. Montale, Le occasioni, a cura di T. de Rogatis, Milano, Mondadori, 2011, p. 199.
3 E . Montale, Intenzioni (Intervista immaginaria), cit., p. 564: “Il bisogno di un poeta è la ricerca di una verità puntuale, non di una verità generale. […] Che canti ciò che unisce l’uomo agli altri uomini ma non neghi ciò che lo disunisce e lo rende unico e irripetibile.”
4 Ai venti mottetti raccolti nella seconda sezione delle Occasioni si deve aggiungere Pareva facile giuoco…, staccato e posto all’inizio del libro come introduzione e appunto dichiarazione di poetica.
5 E. Montale, Le occasioni, a cura di T. de Rogatis, cit., p. 11.
6 D. Isella, Premessa, in E. Montale, Le occasioni, a c. di D. Isella, Torino, Einaudi, 1996, p. XI.