Montale, "Spesso il male di vivere ho incontrato": analisi e commento

Parafrasi Analisi
Lettura e commento di Spesso il male di vivere ho incontrato di Eugenio Montale, a cura di Andrea Cortellessa.
 
Questa poesia è una delle ultime della raccolta Ossi di seppia in ordine di composizione. Ci si trova di fronte a un Montale più maturo rispetto a quello di Meriggiare pallido e assorto. In questo componimento il soggetto è presente, le immagini si susseguono con molta densità, immagini su cui il poeta opera la sua ricerca. La metrica è parzialmente regolare: due quartine di endecasillabi, mentre l'ultimo verso è un doppio settenario.

Le immagini hanno un ruolo centrale in questa poesia. Montale opera una ricerca specifica sull'oggetto e sull'immagine, ispirata dalla poetica di Thomas Eliot e della sua teoria del "correlativo oggettivo". Il "correlativo oggettivo" è definito da Eliot come "una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un'emozione particolare". Montale usa un correlativo oggettivo proprio per il titolo della sua raccolta, Ossi di seppia. Il poeta ravviva questo concetto con una serie di riferimenti filosofici, soprattutto al pessimismo filosofico, come quello di Leopardi e Schopenhauer.

Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.